Filobus e, probabilmente, 5G condannano a morte una consistente fetta dell'alberatura veronese. Opere inutili, spesso dannose, ma il loro impatto maggiore è quello sull'ambiente e sulla vivibilità della città.
Abbattere alberi: questo sembra l'unico effetto di progetti che porteranno alla città vantaggi inconsistenti o nulli.
Sono partiti i lavori del filobus veronese, un'opera che si preannuncia come tra le più inutili, costose e impattanti della storia.
Inutile perché, alla data di consegna prevista dei lavori, saranno già in circolazione autobus e camion elettrici, dotati di batterie al litio in combinata con celle di combustibile a idrogeno (vedi La guerra dei camion elettrici). Per avere in città una rete di autobus elettrici sarebbe sufficiente un deposito scambiatore per sostituire le batterie e lasciarle in carica per il tempo sufficiente.
Costosa perché, inutile dirlo, sventrare la città e adeguare il parco mezzi costa enormemente di più che il semplice adeguamento del parco mezzi. Ma si sa, opere grandi generano grandi giri di affari, e con essi parcelle di consulenza adeguate, limitandoci a pensare che tutto sia fatto in maniera legale.
Ma il vulnus maggiore è, come sempre avviene, quello ambientale. In 24 chilometri del tracciato, centinaia di alberi dovranno essere abbattuti. Pensiamo alle aree alberate della città: la Stazione di Porta Nuova, Via Città di Nimes, Via Fra giocondo e Via Palladio. La strage di pini, bagolari, tigli, frassini, platani, cedri è già iniziata, nel silenzio generale. Una strage inutile, abbiamo detto.
E pure il fatto che Verona sia stata scelta, senza consultare i suoi cittadini, come capofila per la sperimentazione del 5G, non porta molto bene ai nostri alberi.
La tecnologia 5G è in realtà un minestrone di frequenze abbastanza vario, studiato per fornire una banda esagerata, necessaria non a noi, ma alla prossima generazione di dispositivi, anche i più banali, che saranno eterodiretti e utilizzati per spillarci dati con ancora maggiore efficienza rispetto a oggi (vedi Ci friggeranno il cervello).
Come fa notare Pierluigi Tacinelli (ibidem, nei commenti), guardando tecnologicamente le frequenze assegnate al 5g, scopriamo che la frequenza che dovrebbe fare l'IoT (l'internet delle cose) è la 26ghz.
E' una frequenza utilizzabile solo da vicino in quanto basta una pioggia per bloccarla. Teniamo conto che la frequenza interna del wifi è 2,4ghz e non passa i muri, questa è 10 volte più alta e non è possibile che passi attraverso un vetro e men che meno l'epidermide.
Rimangono i soliti interrogativi: siccome la frequenza è poco utilizzabile ogni quanto si presuppone debbano essere installati i ripetitori? Dappertutto. Ovvero, su ogni lampione, cartello stradale, idrante. Si prenderà solo all'aperto, quindi sicuramente ci sarà un inquinamento elettromagnetico particolarmente elevato. Probabilmente il numero di antenne dovrà essere moltiplicato per il numero di operatori che acquisteranno la costosissima licenza.
Poi c'è da sapere come far entrare queste onde nelle nostre case, visto che il vero scopo dell'intera tecnologia è collegare gli elettrodomestici ai server dei produttori. "Nessuno di questi colossi delle telecomunicazioni pensa veramente a far soldi offrendo servizi più veloci e con più banda a quattro fighetti ricchi, sempre alla ricerca di stupire gli amici con la loro nuova diavoleria. Il business non si farà più con smartphone e tablet, ma con tutto il resto degli apparecchi" (ibidem).
Ma il problema più grave, anche qui, è l'impatto ambientale. La fitta rete di pali elettrificati che devono comunicare con le onde millimetriche, non sopporta che nemmeno una fogliolina si metta in mezzo. Per cui gli alberi dovranno essere seriamente ridimensionati, se non abbattuti.
Gli abbattimenti di alberi in città stanno proseguendo a ritmo incessante, ma hanno sempre una giustificazione esterna al 5G. Talvolta il problema sono le radici, altre volte le malattie delle piante (diagnosi che è possibile verificare osservando i ceppi sani dopo il taglio).
Di 5G non si parla mai, ma la strage, casualmente, è iniziata proprio dopo la decisione della sperimentazione da parte di sindaco e giunta. Questo silenzio permette di smontare qualunque protesta come 'complottista' o 'male informata', secondo lo schema ormai classico secondo cui ogni notizia non autorizzata dalle autorità cittadine sia una fake news.
Tutto questo mentre le ricerche internazionali suggeriscono di aumentare la copertura di alberi nelle città (vedi Alberi in città), per motivi di contrasto ai cambiamenti climatici e anche contro l'ansia sociale (vedi Filadelfia, il verde pubblico e la salute mentale). Tutto questo mentre le città civili si coprono di foreste urbane (vedi Città verdi).
Verona ha scelto la tecnologia, quella ignota e accentrata del 5G e quella obsoleta e sprecona del filobus. Che fare? Lasciamo che le cose si compiano con il nostro complice silenzio?