Partono i lavori per la costruzione della madre di tutti i centri commerciali, le ex Officine Adige. A chi capita nei paraggi, una nuvola di polvere da respirare e un sinistro presagio.

 

Nella sonnecchiante calura estiva, mentre Verona smaltisce le ferie, una lunga teoria di camion da movimento terra attraversa la ZAI, direzione Rizza-Castel d'Azzano. Provengono tutti dall'enorme buco che si trova tra viale delle Nazioni, via Copernico, via del Commercio, via Cagnoli. Una decina di ettari almeno nel cuore della storica zona industriale.

Centinaia di camion che sfrecciano ad alta velocità ogni giorno. Dietro di sé lasciano una consistente scia di polvere, rendendo l'aria irrespirabile per i rari malcapitati passanti, soprattutto quelli in bici come me, e per i frequentatori degli esercizi commerciali.

Per i veronesi più avveduti, questo è il segnale che sono iniziati alla grande i lavori alle ex Officine Adige, per la costruzione dell'ennesimo centro commerciale, questa volta enorme, dal nome in codice "Adige City", ideato da l'archistar William Rogers, che era stato bloccato a causa della crisi economica.

Si tratta di un'operazione imponente, che pare richieda un investimento di 180 milioni di euro. Ci si chiede chi possa essere così frescone da rischiare una cifra tale per costruire un manufatto inutile, reso economicamente svantaggioso non solo dalla presenza di altri centri commerciali esistenti, ma soprattutto di quelli progettati e portati avanti dalla stessa amministrazione comunale, quattro dei quali (ex Foro Boario, ex Mercati Ortofrutticoli, ex Magazzini Generali ed ex Manifatture Tabacchi) a poche centinaia di metri da "Adige City".

Per il momento, a noi cittadini non resta che mangiare la polvere, forse funesto presagio di come si ridurrà l'economia cittadina dopo che il Comune l'avrà ingozzata di centri commerciali, distruttivi non solo per il territorio e la mobilità, ma anche per le attività di piccoli e piccolissimi commercianti, attuale spina dorsale del sistema Verona.

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