Secondo il ministro Cingolani, dobbiamo elettrificare le automobili, perché tutto resti come prima, compresi i SUV. La fisica, questa sconosciuta.
"Se non hanno più pane, che mangino brioche"
(attribuita a Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, ma più probabilmente pronunciata da Maria Teresa d'Austria, infanta di Spagna e moglie di Luigi XIV)
Uno dei più preoccupanti ossimori della neo-scienza, quella che i filo-governativi draghiani chiamano la "transizione ecologica", è il SUV ecologico (vedi Auto elettriche: servono davvero?). Una macchina inutilmente sprecona, vorace di energia, ignorantissima, ma che funziona a energia elettrica. E questo, nella mente gretta dei signori dell'automotive, dovrebbe essere sufficiente per qualificarla come prodotto ecofighetto (vedi L'auto dell'ecofighetto)
Il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, intervistato dall'ANSA, punta tutto sulla mobilità elettrica: "L'obiettivo sacrosanto della progressiva e definitiva elettrificazione del trasporto va perseguito con un approccio concreto e pratico [...]: dagli attuali 0,8 gigawatt di rinnovabili installate all'anno, dobbiamo arrivare a 8 gigawatt all'anno."
"Ridurre le emissioni di CO₂ del 55% entro il 2030 richiede un mix di realismo e una scommessa tecnologica sul futuro," ha proseguito Cingolani. "Dobbiamo procedere con l'elettrificazione del parco auto e far decollare la vettura alimentata a idrogeno."
Nei piani del governo non c'è il superamento delle auto come perno della mobilità. Elettrificarle o idrogenarle è più che sufficiente. Spostare il focus dal risparmio energetico alle fonti energetiche è lo sporco trucco che le fabbriche di auto usano per continuare a sfornare inutili bestioni, che stanno soffocando la Terra. "Se non hanno più pane, che mangino brioche".
Non una parola sulla necessità di ridurre il consumo di energia. Elettrificare il parco auto, secondo Cingolani, è la soluzione. Farle andare a idrogeno, vettore energetico scellerato (vedi Tutti pazzi per l'idrogeno) è la soluzione. Non lo è, invece, progettare un sistema di trasporti pubblici capillare ed efficiente, né scoraggiare l'uso di queste infernali ed energivore scatole di latta.
E ci sono riusciti così bene che ormai anche gli ambientalisti sono convinti che l'auto che va a energia elettrica non abbia impatto sulla produzione complessiva di CO₂ (vedi Vantaggi ecologici delle auto ibride). Per questo motivo la mobilità elettrica è il punto focale di tutti i piani di decarbonizzazione dei vari governi mondiali.
È quasi offensivo, per noi che lo scriviamo e per chi legge, dover precisare che uno spreco di energia è sempre uno spreco di energia, qualunque sia la fonte. È quasi offensivo dover precisare che per far circolare un bestione da 20 quintali, e per dargli prestazioni degne di una Formula 1, serve una quantità mostruosa di energia. E questa energia costa comunque al pianeta, sia essa costituita da pane, o brioche.
È quasi offensivo dover precisare che, allo stato attuale, l'energia elettrica prodotta in Italia da combustibili fossili costituisce il 70,8% della produzione totale nazionale (fonte: Wikipedia), quindi, a livello di CO₂, usare un auto elettrica fa risparmiare al mondo ben poche emissioni. Ma, quand'anche si riuscisse ad andare solo a energie rinnovabili, ci sono molte applicazioni dell'energia elettrica moolto più sensate dei SUV.
È quasi offensivo dover precisare che produrre un auto nuova, anche elettrica, richiede quantità spaventose di energia e CO₂, o che anche costruire, gestire e riciclare le centinaia di kg di batterie prodotte per le auto, ha un impatto notevolissimo (vedi Il costo ambientale di un’auto nuova).
Ma queste cose, per quanto ovvie e banali, Cingolani non le dice. E questo significa che il governo Draghi, che a parole lavora per la "transizione ecologica" (ahi!), in realtà, cerca solo di tirare a campare, perché interessarsi effettivamente al problema del riscaldamento mondiale non porta voti.