La quantità di energia richiesta dall'IA (Intelligenza Artificiale) è sempre più fuori controllo. Le Big Tech sono alla ricerca di fonti energetiche alternative a quelle attuali in esaurimento. Ecco così che torna il fracking, adattato con termini nuovi e più aggraziati, per rendere questo mostro accettabile.

Ricordate il fracking? Si tratta della pratica, divenuta molto popolare una ventina di anni fa, di cacciare dentro la terra getti di acqua, o solventi, o rifiuti liquidi, ad alta pressione, per creare una frattura in uno strato roccioso nel sottosuolo. Il risultato, a seguito della perforazione di roccia contenente idrocarburi, è quello di rivitalizzare giacimenti di petrolio e gas esauriti, oppure incrementarne il tasso di recupero. Dopo aver pompato questi fluidi sotto pressione, occorre mantenere aperte le fratture introducendo sabbia, ghiaia, microsfere di ceramica come riempitivo permeabile.

È una pratica sporca e invasiva: gli ambientalisti sono preoccupati per i rischi a essa legati. Peggiora la crisi climatica, grazie alle emissioni di metano intrappolato nelle rocce (gas assai peggiore per il clima rispetto alla CO2), spreca gigantesche quantità di acqua, rilascia sostanze chimiche tossiche, mettendo così in pericolo l’ambiente sotterraneo e l’acqua potabile. Aggiungiamo che le rassicurazioni dei tecnici di parte, riguardo lo smaltimento degli inquinanti nel sottosuolo e i terremoti che potrebbero essere provocati, non convincono nessuno. Ricerche più recenti, hanno riscontrato una correlazione tra la fratturazione e la presenza, nell'acqua potabile, di sostanze chimiche che interferiscono con il funzionamento degli ormoni, con pericolo di infertilità, cancro, e danni genetici.

In taluni casi, il fracking può generare una micro-sismicità. Terremoti superiori al 5º grado della scala Richter, connessi a immissioni di smaltimento di fluidi nel sottosuolo profondo, sono stati registrati nell'impianto militare Rocky Mountain Arsenal, vicino a Denver in Colorado. Nel 1967, dopo l'iniezione di 17 - 21 milioni di litri al mese di liquidi di scarto a 3.670 metri di profondità, furono registrate una serie di scosse indotte localizzate nell'area, con una punta massima di magnitudo compresa fra 5 e 5,5 gradi Richter (qui il report).

Preoccupazioni sacrosante, che fino a ieri sono state appoggiate anche dal mainstream. Come mai? Il problema è che  fracking serve per  ricavare combustibili fossili, incrementando la produzione di CO2. Il che, in epoca di greenwashing elettro-litio-fotovoltaico, è una bestemmia. Vergogna vergogna a chi investe quattrini per prolungare la lenta agonia dei combustibili fossili. UE e USA preferiscono investire denaro nell'inutile auto elettrica.

Ma, a poco a poco, il vento fa il suo giro, e la parola fracking smette di essere una parolaccia. Si sentono dei 'distinguo', dei 'ma', dei 'sebbene'. Cosa è successo? È cosa di questi giorni. Si tratta di un'iniziativa di Meta (Facebook) e Google, aziende che noi chiamiamo amichevolmente la Bestia, alla ricerca di mostruose quantità di energia per alimentare la loro intelligenza artificiale. La trovata si chiama fracking pulito, o Geotermia Termica di Seconda Generazione, oppure Geotermia Avanzata, o ancora Geotermia Potenziata. Bisogna ammettere che il Potere, quando vuole, sa creare nomi davvero carini per nascondere la realtà. In pratica, si tratta di sfruttare il calore proveniente dagli strati più profondi della Terra per generare elettricità pulita, tramite turbine.

Ma, obietterete, questa è la geotermia di prima generazione: l'Islanda è piena di geyser collegati a turbine elettriche. Certo: ma "seconda generazione" significa che possiamo ottenere queste turbine praticamente dappertutto, non solo in Islanda. Basta perforare il sottosuolo, sparargli dentro acqua (quando va bene) a pressioni indicibili, e le turbine produrranno preziosa energia elettrica per far funzionare le Intelligenze Artificiali di BigData. Dappertutto. In ogni momento.

Meta collaborerà con la start-up Sage Geosystems (c'è sempre bisogno di una start-up). Utilizzeranno le stesse tecniche di perforazione impiegate nel fracking. Tuttavia, anziché cercare combustibili fossili, il calore e la pressione generati in queste cavità riscalderanno l'acqua, permettendo così di produrre elettricità tramite una turbina, che alimenterà probabilmente una batteria di server AI in loco.

Cindy Taff, amministratrice delegata di Sage, vecchia volpe del settore petrolifero (36 anni in Shell), ammette: “La tecnologia è fondamentalmente la stessa del fracking, ma noi ci concentriamo sul calore piuttosto che sugli idrocarburi”. Anche Google ha intrapreso un percorso simile, collaborando con Fervo Energy, una start-up (ma no!) nel settore geotermico, per costruire una centrale pilota da 5 megawatt in Nevada, oltre a una centrale da 400 megawatt in Utah.

C'è di che rimanere allibiti. Di tutte le malefatte e i pericoli che si celano dietro il fracking, il fatto che sia impiegato per estrarre gas e petrolio è senz'altro il meno rilevante. Ma basta rimuovere questa estrazione, e l'intera operazione si trasforma, da crimine ecologico a pratica energetica virtuosa. A ben vedere, invece, quello che cambia sono solo i beneficiari dell'operazione: quelli di adesso (i membri di BigData, o la Bestia, o GAFAM) hanno il controllo dell'informazione. Tanto da creare termini degni della Neolingua.

In parole povere, di regola, il fracking non va bene. Se però, gli autori della stessa operazione sono legati a BigData, settore gravido di potere, e monopolista dell'informazione, iniziano a fiorire termini come "seconda generazione", "verde", "pulito" e "smart". E pazienza per metano disperso, inquinamento delle falde freatiche, acqua sprecata e rischio di terremoti. Queste preoccupazioni valgono solo se chi perfora è un petroliere texano old fashion, col cappello da cowboy.

Non facciamoci fregare: il fracking non è mai verde, non è mai pulito. Non si fa. Punto e basta.

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