Si conclude il lisergico giallo nel bosco. Un intricato caso di omicidio solleva, anche nell'ambiente silvano, l'inquietante problema della sicurezza.
Leggi la prima puntata.E si iniziò a proporre drastiche misure per ristabilire l'ordine e la sicurezza. Cominciò Volpe Betulloni, lodando la legge Bosso-Pini, "che era stata disattesa dal precedente governo di tronco-sinistra". Occorreva ripristinare le radure di permanenza temporanea, ove rinchiudere Astori, Sparvieri, Poiane e Albanelle. L'onorevole Pini propose di affiancare alla polizia dei Francolini di Monte anche pattuglie dell'esercito di Galli Forcelli. A cui sarebbero stati forniti in dotazione robusti "sverzei" (manganelli), da poco in vendita in Piazza Erbe a Verona. Il governatore Fagian imputò l'insicurezza dilagante al diffuso degrado ambientale.
Serviva una riqualificazione del Bosco, come alle Cartiere del Basso Acquar, all'Albergo Lux, o prossimamente al Lazzaretto, tanto per intendersi. Da quando se n'era andata la manodopera umana a basso costo, aggiunse, era un proliferare di arbusti nel sottobosco, di tronchi marcescenti caduti e di rami secchi sparpagliati al suolo in modo caotico.
Nessun umano raccoglieva più le foglie. Il risultato era che la viabilità forestale era ridotta al collasso e non ci si poteva più fidare di entrare in certe zone. Tutti concordarono su un piano di edilizia forestale: centri commerciali tra gli Alberi, con abbondanti scorte di pigne e pinoli da smerciare a Scoiattoli e Arvicole, nocciole per le Cincie, faggiole per le Ghiandaie e così via.
Un assessore del Comune di Albi de Cornesel, al seguito del Sindaco Nosa, certo Faina Torsi, propose di migliorare ulteriormente la viabilità costruendo dei passaggi sotterranei. "Come fa le Tompinare (Talpe)", esclamò in un incerto italiano. "le corsie preferensiali par Sarmandole (Salamandre) e Bogoni (Lumache): i va massa pian. I intralcia el trafico! Spassio solo par i SUV –Solo Ungulati Veloci- Camossi (Camosci) e Caprioi (Caprioli)".
Dopo la traduzione, tutti aderirono entusiasticamente alla proposta. Infine tutti furono d'accordo nel sostituire l'intricato sottobosco e parte di Abeti e Faggi con degli Ulivi (visti i paventati cambiamenti climatici) secolari importati dalla Puglia e rimettendo in sesto i sentieri piantandovi erbetta a mò di prato all'inglese. "Come la nova rotonda a Poian", commentò sempre il Faina. Ultime due misure, la posa lungo ogni Ulivo di Funghi fosforescenti atti a garantire l'illuminazione notturna e su un Ulivo ogni 10 la posa di una Civetta, il cui sguardo avrebbe avuto la stessa funzione delle telecamere degli umani.
Ciò, nelle loro intenzioni, avrebbe portato ad uno sviluppo del territorio boschivo e l'avrebbe reso più sicuro...
Fu allora che mi intromisi nella discussione. I notabili furono colti di sorpresa. Solo il cavaliere Betulloni, così elegante nella sua corteccia nera, non perse la solita espressione sorridente, magari un po' ebete. Forse gli mancava qualche foglia nella chioma. Ma nel complesso l'aspetto era ancora quello di un bell'Albero, nonostante i molti anelli sulla groppa.
Dissi allora che curare la malattia con il male stesso non poteva che aggravarla, cioè avrebbe aumentato l'insicurezza nel Bosco. Si incuriosirono. Il cavaliere mi disse di proseguire e cercai di spiegare il concetto. Ricorsi alla metafora del Fiume. C'era una ragione perché il Fiume in antichità era fatto a meandri e non canalizzato. Aveva tutto il tempo, scorrendo lentamente verso il Mare, di venire in contatto con una miriade di amici: Piante, Pesci, Zooplankton e Fitoplankton. Di scambiare opinioni con loro, conoscendoli. Di scambiare anche il cibo e i vestiti. Arrivando alla Foce più pulito. Senza tanti oggetti ingombranti da portare al Mare.
Dopotutto la Vita non è solo accumulo di materia. I notabili ammutolirono. Così, proseguii, uno Scoiattolo che lavora 10 ore come steward all'AliSelva e che in tutta velocità, usando la viabilità veloce, passa al supermercato per la scorta di cibo, come può familiarizzarsi con il suo ambiente? Non arriva nemmeno a conoscere i Faggi vicini alla sua abitazione.
Figurarsi se si adatterà agli Ulivi, del tutto sconosciuti, come esperienza. Lo Scoiattolo allora diventa uno sradicato. Non ha nemmeno il tempo per scambiare due chiacchiere con i Scarafaggi del ramo di sopra a casa sua. O con le Farfalle della pozza accanto. Come si può pensare di riportare sicurezza se l'assurda velocità del metabolismo industrial-boschivo macina il senso di comunità e con essa il reciproco conoscersi e quindi la sicurezza stessa? La domanda spiazzò i notabili.
Ma ragionando un attimo sulle parole, il cavaliere mutò l'espressione, che si fece torva. Come quella, poi, di tutti gli altri convenuti. Le mie parole minavano alla base il loro modello di società.
Betulloni, ripresosi, mi urlò dietro uno "Terrorista e sociologo della malora". "Teron!"..."No se pol fermar el progresso", riecheggiò dal gruppo Albi de de Cornesel.
Il cui sindaco sceriffo ingiunse ad uno zelante vigile Marmotta di appiopparmi una multa perché poco prima qualcuno aveva segnalato che stavo mangiando un panino vicino alla Malga Folignano di Fondo, in cui da poco era stato imposto il divieto per tale tipo di attività.
Fortunatamente gli elfi mi sottrassero in tempo ad un probabile linciaggio e mi condussero via. Il linciaggio era una pratica barbara in uso presso gli Abitanti del Bosco. Si trattava di rinchiudere per una settimana il malcapitato in un accampamento di Linci posto al limitare del Bosco e il poverino doveva vivere secondo i loro costumi. Le Linci erano venute dall'Est, al pari di Astori e Falchi Pellegrini. E, come loro, amavano il dolce far niente. Si circondavano di Usignoli e Capinere e si lanciavano in balli sfrenati. Ogni tanto si vedevano passare di zampa in zampa degli strani pacchetti. Si pensava che fosse la refurtiva di pinoli sottratti durante le razzie notturne ai poveri Scoiattoli. Per fare un raffronto con il mondo degli umani, era come punire una persona mandandola per una settimana in un campo di rom ("sengali", per il gruppo Albi di Cornesel).
Mi risvegliai dall'incantamento sul pullman. Passammo la rotonda di Poiano e scendemmo in Piazza Brà davanti a Palazzo Barbieri.
Li, mi assalì l'angoscia e, contemporaneamente, un senso di dejavu.