"Vedi Tiresia, che mutò sembiante [...] Aronta è quel ch'al ventre li s'atterga [...] Manto fu, che cercò per terre molte" (Dante - Inferno - canto XX)
Carlo Pelanda: una vera MenteIl Sommo Poeta condanna gli indovini a vagare nella quarta bolgia con la faccia rivolta dalla stessa parte del sedere. Per il nostro, probabilmente, il contrappasso consisterà nella coincidenza dei piani di sezione delle due parti anatomiche citate. Solo ci sarà da chiedersi se per quel tempo ci sarà abbastanza petrolio per riscaldare l'Inferno. Forse un aiuto a risolvere il dilemma ce lo dà lui stesso, ricercando le tracce lasciate sul quotidiano l'Arena negli ultimi tempi.
Carlo Pelanda, chi era costuì? La risposta ce la fornisce il link www.carlopelanda.com. Sorto alla notorietà per la baruffa con Adel Smith, fa capolino da Zwirner a Telenuovo e illumina i veronesi dalle colonne de L'Arena. Esperto di economia, maitre a penser, tuttologo e fautore dell'assurdo modello di crescita a ogni costo, un buco nero in cui siamo stiamo velocemente precipitando.
Si autodefinisce esperto di teoria dei Sistemi: Dio solo sa cosa un laureato in Scienze Politiche ne capisca di biforcazioni e di attrattori strani, di equazioni differenziali non lineari e di sezioni di Poincarè.
Personalmente, mi fece piuttosto incazzare con un articolo su L'Arena del 5/2/2007 "Non basta il taglio delle emissioni". Commentando il rapporto ONU sui cambiamenti climatici, dopo averne sbeffeggiato le conclusioni, asserisce che: "la complessità termodinamica del sistema atmosfera/acqua è tale da non essere ancora descrivibile da modelli matematici".
Teniamo bene a mente questa osservazione sulla complessità di certi sistemi. Poi va avanti assolvendo l'homo technologicus quale principale responsabile dei malanni del clima: "Il pianeta cambia clima continuamente per diverse cause: orbita, inclinazione della Terra, attività solare, eruzioni vulcaniche, ecc. " Peccato che il 99,9 % della comunità climatologica mondiale sia concorde nel non attribuire ai cicli di Milankovitch le cause del presente riscaldamento del clima.
Infine, dopo avere invocato l'energia nucleare quale panacea di tutti i mali, ecco la soluzione alle bizze del clima, ottenuta, "… creando ambienti artificiali per rendere pian piano indipendenti via tecnologia i nostri habitat da qualsiasi variazione ambientale. Così il costo diventerebbe investimento". Da far rizzar i capelli ad Archimede Pitagorico!
Il nostro smette subito i panni di climatologo e veste quelli del rassicurante geostratega in "la nuova geopolitica dell'energia" (L'Arena, 4/6/2007), laddove afferma che, grazie alla enorme disponibilità di gas e petrolio, sempre più costosi, "la Russia ha abbandonato la politica di dipendenza dall'Occidente e ricatta con la sua nuova forza energetica l'Europa …"
Peccato che qualche mese dopo il numero due del colosso afferma che la Russia ha raggiunto proprio nel 2007 il picco di produzione interna di petrolio. Proseguendo, Pelanda, novello Manto, diventa profeta delle risorse energetiche "Petrolio e gas non scarseggiano ancora e non lo faranno per decenni, ma le riserve sono nelle mani di regimi ostili o che lo possono diventare …"
Quindi qualche mese dopo ("Picco dei prezzi petroliferi", L'Arena, 12/11/2007) ecco l'accorta analisi economica (per fortuna che l'economia non è un sistema complesso e quindi ci si può lanciare in rassicuranti previsioni) che imputa alla speculazione interna l'aumento del prezzo del petrolio dato che "si è scoperto che petrolio e gas sono abbondanti nel globo, per secoli".
Geniale! E grazie del vaticinio, anche se non possiedo l'automobile. Dato che il prezzo non accenna a diminuire, le certezze dell'estate e dell'autunno, qualche mese dopo si incrinano bruscamente. Soprattutto se gli acciacchi dell'età fanno sentire un po' di più il freddo: "C'è in questi giorni un picco di domanda, quindi una scarsità contingente di offerta (deduzione magistrale per un economista), a causa della previsione di un inverno freddo" (da "L'aumento di benzina e gasolio in Italia è puramente speculativo", L'Arena, 26/11/2007).
Freddo che deve aver fatto rinsavire il Pelanda, che ne "L'oro nero non fermerà la sua corsa", L'Arena del 6/5/2008) annuncia in pompa magna che "E' finito il mondo del petrolio a costo basso e dobbiamo prepararci seriamente a quello nuovo … Ma anche nel migliore dei casi l'offerta inseguirà la domanda generata da circa tre miliardi di nuovi consumatori sul pianeta, faticando a soddisfarla".
Eccoli qua i profeti del terzo millennio. Che nel giro di cinque mesi e mezzo passano dall'abbondanza per secoli nel globo di gas e petrolio alla loro disperante scarsità. I maitre a penser, i tuttologi che ci inondano di saggezza infusa, di previsioni e di consigli, le vestali del PIL a segno positivo, della crescita a prescindere.
Tanto, col presente livello culturale di Verona, tutto viene bevuto: pochi, pochissimi fanno analisi, si fanno domande, pensano. Basta "laorar e far schei".
Ma, secondo voi, ci sarà abbastanza petrolio per scaldare l'Inferno?
Henri Poincarè