Valpolicella, cemento, vino: un triangolo difficile da gestire.
A confronto le posizioni del cementificio e delle associazioni ambientaliste.E' stato presentato lo scorso novembre dalla ditta Cementirossi lo Studio di Impatto Ambientale relativo al nuovo cantiere denominato 'Marezzane', nell'ambito della concessione mineraria Monte Noroni. La stima degli impatti previsti presentata dalla ditta è stata graduata in otto livelli, che vanno da impatti altamente negativi a quelli a impatto nullo.
Tra questi sono stati descritti e valutati impatti di natura ecologica (grado di equilibrio e efficienza ecologica dell'ecosistema con impatti considerati da trascurabili a nulli), impatti di natura idrogeologica (impatto trascurabile), impatti di tipo naturalistico (impatto da moderatamente negativo a trascurabili quasi del tutto mitigabili), impatti di tipo socio-economico (impatti moderatamente negativi quasi tutti mitigabili), impatto di tipo sanitario con stima dei carichi inquinanti (impatti di modesta entità) e impatti di tipo paesaggistico (impatto moderatamente negativo).
Lo studio termina dichiarando che "... gli impatti residui dell'attività in esame in fase di post-chiusura sono da considerare complessivamente di entità trascurabile".
Le Associazioni ambientaliste Wwf Verona, Legambiente Verona e Valpolicella 2000 hanno presentato a riguardo decine di dettagliate osservazioni, condividendo la necessità che il 2025, scadenza naturale della concessione mineraria a favore della Cementirossi, sia la data ultima per il prosieguo sia dell'attività estrattiva sia dell'attività di trasformazione e produzione del cemento in questo particolare e pregiato contesto ambientale.
È singolare che l'asportazione di sette milioni e 356mila metri cubi di materiali possa essere definita "complessivamente trascurabile".
I metri cubi di materiale litoide che si andranno a prelevare dal sito del cantiere Marezzane corrispondono alla medesima quantità di tutte le cave autorizzate (117) dei comuni limitrofi (Sant'Anna d'Alfaedo (67), Fumane (28), Sant'Ambrogio Valpolicella (20), Negrar (1), Marano Valpolicella (1).
Altrettanto singolare che il Comune di Marano Valpolicella si sia opposto, qualche mese fa, all'apertura di una cava in un'area a ridosso di Marezzane (loc. Girotto): la cava era 46,5 volte più piccola della cava di Marezzane, e si sarebbe dovuta scavare una quantità di materiale 136 volte inferiore.
Nel dettaglio Wwf, Legambiente e Valpolicella 2000 mettono in rilievo:
- Il pendente ricorso al Tar del Veneto presentato nel 2000 dalla Comunità Montana
della Lessinia unitamente a Wwf Italia, che impugna la legittimità del Decreto
autorizzativo, ricorso fondato sul divieto assoluto di escavazione contenuto nel Piano
Ambientale del Parco Regionale Naturale della Lessinia.
-La mancanza di una valutazione sugli impatti cumulativi dovuti alla estrazione e alla
movimentazione dei materiali di escavazione e di produzione.
-Il vincolo paesaggistico e forestale presente nei comuni di Marano e di Fumane.
-Il danno al paesaggio innegabile eppur negato da Cementirossi.
-La confusione e fra attività di miniera e di cava. Marezzane non può essere
considerata una cava.
- La totale assenza di valutazioni sul danno alle altre economie della zona (turismo,
agricoltura, produzione di vino e formaggio di pregio, allevamento).
- La totale ignoranza della ricchezza faunistica e floristica dell' area, con fiori e animali
rari e protetti che andranno completamente distrutti.
- L'incompatibilità dello scavo con la salvaguardia di importanti manufatti architettonici
quali la corte Marezzane, la corte Mazzarino, la giasara e le marogne della zona.
- La distruzione di sentieri storici e di sorgenti tuttora attive.
Le associazioni chiedono che le attività estrattive vengano svolte nel rispetto degli equilibri naturali di questo specifico ambiente, che abbiano una durata limitata nel tempo, che siano compatibili con gli interessi generali del territorio in cui sono inserite, nel rispetto delle volontà espresse dalla popolazione residente.