Un episodio usato dal quotidiano dei veronesi per screditare un mondo di lavoratori onesti: la retorica piegata alla malevolenza.
Capita rarissime volte di vedere, sulle civette dell'Arena, frasi nella forma interrogativa. E si capisce il perché, dovendo quel foglio volante, quotidianamente esposto fuori dalle edicole, comunicare ai passanti informazioni rapide e sicure. Il 6 maggio, però, abbiamo notato una vistosa eccezione alla regola."I prodotti biologici? Coltivati nella discarica abusiva". Non serve essere raffinati retori per capire quale malevolenza si insinui dietro la forma interrogativa, e dietro l'articolo determinativo, che ha valore generalizzante.
E' come se la civetta del popolarissimo giornale chiedesse ai suoi lettori: "Volete sapere dove si coltivano i prodotti biologici, tutti i prodotti biologici? Ma naturale, in discarica, e per di più abusiva!"
Il discredito così gratuitamente gettato sulla produzione biologica interpreta, purtroppo, un sentire che è merce corrente, anche in questa città spesso incline ai giudizi superficiali.
Qui sotto il testo dell'articolo:
Fu l'incendio del 15 febbraio a far emergere che nel campo di via Bacilieri a San Massimo, dietro al seminario, c'era smaltito di tutto. Una discarica non autorizzata in un campo in parte adibito a coltivazione di verdure biologiche. Quel terreno fu messo sotto sequestro su disposizione del magistrato di turno, il dottor Carlo Villani. Sequestro che è rimasto durante questi mesi ma che non è stato rispettato dalla persona che ha in gestione il campo (di proprietà della Curia) che per due volte ha violato i sigilli introducendosi nell'appezzamento dove ha una coltivazione di rucola biologica.
Lo ha fatto anche ieri mattina e i carabinieri, come il codice consente, lo hanno arrestato con l'accusa di violazione dei sigilli di luogo sottoposto a sequestro. Ed era la terza volta, come appurato dai militari, che il signor Tiziano Tezza si introduceva in quella discarica a cielo aperto in cui i vigili del fuoco e la polizia municipale trovarono di tutto, dai pneumatici a fusti di metallo, da materiali edili e pezzi di coperture a bombole di gas e sacchetti dell'immondizia. Stamattina comparirà davanti al giudice per la convalida e l'eventuale processo da celebrare con rito direttissimo.
Quello che si presentò davanti ai vigili del fuoco, intervenuti per spegnere le fiamme in un campo che pareva abbandonato e incolto in via Bacilieri, rappresentò la ragione dell'intervento sul posto sia della municipale che dei tecnici dell'Arpav.
Oltre alle erbacce infatti una volta domato l'incendio "spuntarono" oggetti e materiali che lì non avrebbero dovuto esserci. Fu nel corso del sopralluogo disposto dal magistrato che i tecnici notarono il terreno smosso di recente e il sospetto che una parte dei rifiuti potessero essere stati interrati spinse il dottor Villani (lo stesso magistrato dell'operazione Cagliostro che portò all'arresto di dodici persone per l'ipotesi di traffico di rifiuti pericolosi, lo stesso che chiese e ottenne il sequestro della Agriflor di San Bonifacio di cui trattiamo nell'articolo a fianco) a disporre accertamenti e prelievi sul fondo che finì quindi sotto sequestro. Inoltre in un capannone che aveva il tetto ondulato e che poteva assomigliare a una serra (ma in disuso) era accatastato dell'altro: reti metalliche, macchinari per l'edilizia arrugginiti, ciclomotori e altro ciarpame accatastati lungo le pareti, come se fosse una sorta di "luogo di raccolta". Furono la quantità e la tipologia dei materiale a spingere il magistrato a contestare al signor Tezza il reato di aver gestito una disacrica abusiva. E lo fece in quel frangente.
F.M.
Chiediamo al direttore dell'Arena una rettifica, ben sapendo che la nostra richiesta, come tante altre, rimarrà inevasa.