Pugni, colpi di pistola, pupe da sballo, e sempre meno Bourbon. Le indagini di Veramente P. Org, occhio privato, si fanno più serrate.
Riassunto della prima e della seconda puntata: ingaggiato dalla procace Bella Verona, Veramente P. Org, occhio privato si mette a ravanare un po' troppo nel torbido mondo della gente che conta, guadagnandosi le affettuose cure della cliente, ma anche alcuni colpi violenti. L'ultimo lo fa svenire...Quando mi svegliai, ero seduto con le mani legate dietro allo schienale. Davanti a me, un muro bianco. Dietro di me una voce bassa, con accento mediorientale.
-Scusi i metodi bruschi, Mr. Org. Ma non posso correre rischi.-
-A cosa devo l'onore delle sue attenzioni, signor Immigrazione Clandestina?
-La sua sagacia è proverbiale, Mr. Veramente P. Org, ma questa volta è stata imprecisa. Non sono la persona che lei sta così alacremente cercando. Il mio nome è Immigrazione Regolare, sono il fratello.-
-Beh, può rassicurare suo fratello che da me non ha nulla da temere. Io non lavoro per la polizia, e non mi faccio scrupoli di coscienza: posso trattare anche con i peggiori ricercati.-
-La devo deludere di nuovo: non ho molti contatti con mio fratello. Anzi, a ben vedere, è la mia tortura: ogni suo atto, e ogni reazione scriteriata del tenente Tosi finisce per danneggiare me, oltre che lui.-
-Poteva risparmiarsi la sceneggiata della botta in testa, allora.-
-Mi deve scusare, ma non conoscevo i suoi rapporti con la polizia. Sa, quelli non vanno molto per il sottile, e prima che tu riesca a convincerli della tua innocenza, sei morto. Ho dovuto prendere alcune precauzioni...-
-La ringrazio delle sue precauzioni. Ha qualcosa da dirmi?-Si mostrò, facendo cenno a due montagne di muscoli in impermeabile e cappello di slegarmi: evidentemente aveva deciso che poteva fidarsi di me. Era un tipetto grintoso, impermeabile e cappello, con l'aria di uno che aveva molto sofferto.-C'è un testimone: un certo Lavoro Precario ha visto due tizi fuggire a gambe levate dal luogo della strage di San Martino prima che scoppiasse la bomba.-
-L'ha già interrogato?- chiesi mentre cercavo di riattivare la circolazione sanguigna ai polsi.
-Non voglio rubarle il mestiere, Mr. Org. Ora, sarebbe così gentile da accettare la benda sugli occhi per riportarla a casa?-
Fui bendato e sospinto fuori dai due gorilla: i loro modi erano bruschi, ma non violenti.Il giovane Lavoro Precario era un balordo che aveva frequentato i migliori locali prima dell'attentato, un poco di buono di cui tutti, nell'ambiente snob della città, parlavano un gran bene. Io invece ero certo che nella vita non avrebbe combinato granché, ma la mia opinione vale quello che vale.
Trovarlo non fu un gioco da ragazzi: dopo più di una settimana riuscii a parlare con un suo confidente: gli feci sapere che lo aspettavo a mezzanotte al molo 13 del porto, con una grossa ricompensa in cambio di informazioni.Di Immigrazione Clandestina, invece, nessuna traccia. Quel demonio era dannatamente bravo a far perdere le proprie tracce. A dir la verità il buco nell'acqua l'aveva fatto anche la polizia, che disponeva di mezzi molto superiori ai miei, e aveva messo a ferro e fuoco alcuni locali come il Campo Profughi. Ma questa attenuante mi consolava poco. Era ovvio che riponevo ormai tutte le speranze di risolvere il caso su quel ceffo di Lavoro Precario.
Molo 13, ore 11.45 (se si vogliono evitare sorprese meglio anticipare), un tizio, impermeabile e cappello, attendeva sotto il lampione.Mi avvicinai lentamente. Era Precario.
-Ce l'hai il grano?- chiese
-Una promessa è una promessa,- risposi mostrandogli un rotolo di dollaroni, -tu che cosa hai portato?-
-Una notizia che li vale tutti, quei soldi- sorrise maligno.
E aggiunse: -Quella sera, a San Martino, c'era un sacco di gente, ma dieci secondi prima dell'esplosione, ho visto scappare di corsa i due sgherri di J...-
Due colpi sordi, e due macchie porpora sul petto del mio interlocutore. Stramazzò al suolo.
L'esperienza a volte salva la vita: senza nemmeno rendermi conto di cosa stava succedendo ero già a terra, che rotolavo cercando di guadagnare il riparo di un container nei paraggi.
Ma un terzo colpo mi raggiunse alla schiena. Mi girai rantolando cercando di riconoscere chi si stava avvicinando lentamente.
-Questa è la tua ultima ficcanasata, Org- Due tizi, impermeabile e cappello (ma perché lo dico sempre? Sono tutti in impermeabile e cappello, in questa storia) si palesarono: erano Bill Cava e Al Giara, i due sgherri di Jack Traforo.
-Così i mandanti della strage sono la sorella e il suo amante- dissi col respiro sempre più affannoso.
-Certo, ma non potrai dirlo a nessuno- disse Al alzando la pistola in direzione della mia testa.
-Fermi! Polizia-
Mi stavo appunto domandando se veramente mi volevano veder ammazzato, prima di entrare in azione. L'attimo di distrazione dei gaglioffi mi permise di estrarre la mia calibro 38.
-Posate gli arnesi e alzate le mani- dissi perentorio balzando in piedi. Al loro sguardo stupito risposi: -Un giubbotto antiproiettile: utile in queste fredde serate di maggio.-
Dal buio saltarono fuori gli agenti della polizia.
-Spero che abbiate sentito le loro parole: altrimenti questi non parleranno mai- dissi.
-Da dove eravamo nascosti noi, non si è capito niente- mi rispose uno di loro con uno strano sorriso. Prevedibile, molto prevedibile.
Da dietro un container sbucò una ragazza: Era Informazione Indipendente, uno dei pochi giornalisti di cui ancora mi fidavo. Chiamarla e farla appostare in zona era stata senza dubbio una precauzione azzeccata. Le sorrisi, mentre il fotografo immortalava i resti di Lavoro Precario.
Il giorno dopo andai al Società Civile: c'era aria di rinnovamento. Le Associazioni Ambientaliste, Commercio Equo, Open Source, i Comitati, Agricoltura Biologica occupavano i posti di lavoro del locale. Arrivò lei, Bella Verona, radiosa come una Torpedo metallizzata.
Mi consegnò un altro pacco di dollari: i miei giorni difficili erano finiti.
-Hai fatto un buon lavoro, Ver. Te li sei meritati.-
Mentre intascavo il contante, pensavo alla nuova insegna dell'ufficio, "Veramente P. Org – Occhio privato". Finalmente potevo permettermi una targhetta di ottone.
In preda all'entusiasmo, la strinsi tra le braccia per baciarla. Mi respinse.
-Scusa, Ver, ma ora sono impegnata.-
-E chi è il fortunato?-
Non mi rispose: si limitò a voltarsi verso Terry Torio, che si avvicinava con due bicchieri con Martini e oliva. Lei appoggiò il dito indice sulla sua bocca e lo portò sulla mia, sorridendo. -In ricordo della nostra unica notte,- disse, e si allontanò lasciandomi annegare nel suo profumo.
Probabilmente il rivestimento in diamante e ghisa del mio vecchio cuore aveva qualche crepa: una punta di dolore era riuscita a infiltrarsi. La pupa aveva seguito il mio consiglio alla lettera. Ovviamente, aveva fatto la scelta giusta.
Li vidi allontanarsi mano nella mano, con bicchiere, oliva e tutto il resto. Rimasi lì, impermeabile, cappello, un pacco di dollari, e un'incomprensibile fitta al costato. Maledette coperture in ghisa e diamante, non ci si può mai fidare.