Le appassionate, competenti ed assennate osservazioni del WWF di Verona al progetto del Traforo.

 

Tutti sanno che Verona è una città densa di valori, per la sua storia, per la monumentalità di molte opere romane, medioevali, scaligere, veneziane, austriache e dei tempi moderni, tanto da meritare la qualifica dell'UNESCO di Patrimonio dell'Umanità. E non solo per le ricordate testimonianze del passato, ma anche per il grande fiume, l'Adige, che l'attraversa, la permea, la nutre di acqua e di bellezza, e per l'ambiente naturale che l'accompagna e l'incorona.

Accade invece oggi che, a un paio di km dal centro della città e a meno di 1 km dall'Ospedale Civile Maggiore, venga proposta una grande opera che cozza contro i principi di conservazione che hanno motivato l'ambito riconoscimento dell'UNESCO.

Si tratta del completamento dell'anello circonvallatorio a nord con funzione di collegare la Tangenziale est con quella ovest, e, - secondo le intenzioni -, di ridurre drasticamente il traffico motorizzato urbano nella direttrice Borgo Venezia – Ospedale Civile.

La costruzione di quest'ultima, al contrario di altre opere realizzate in passato, si presenta invece come scelta opinabile, - con alternativa, come si vedrà, possibile, - e dal risultato, a parer nostro, incongruo.

La motivazione primaria dell'opera in esame è quella di alleggerire, fino a ridurlo sostenibile, il traffico motorizzato fra Borgo Venezia-Veronetta e Borgo Trento-Ospedale Civile, che utilizza come noto il lungadige davanti al Teatro Romano.

L'opera progettata, autentica autostrada in città, sembra invece idonea ad assolvere principalmente, ben altri compiti: quello di collegare Valpantena e Valpolicella e quello, ben più importante, di collegare Verona est sulla Serenissima, con Verona Nord sulla Brennero. E così lo scopo di ridurre il traffico urbano non viene di certo assolto. Secondo il parere di molti la scelta di risalire prima a Poiano, pagare un pedaggio, uscire quasi a Parona e scendere verso l'Ospedale e Borgo Trento non sarà seguita da molti, vuoi per il pedaggio, vuoi per la macchinosità e la lunghezza del percorso.

QUALI ALTERNATIVE?

In tempi più recenti si parlò a Palazzo Barbieri di realizzare un tunnel cortissimo fra Borgo Venezia e Valdonega a due sole corsie, e per sole auto, come quello che collega Via Cipolla a Via Muro Padri. Si parlò anche di collegare il punto di arrivo della transpolesana la 434, in basso Acquar, con la bretella verso il casello autostradale di Verona Nord, con diramazione fino a Chievo su percorso parallelo alla scarpata ferroviaria, con raccordi e uscite verso il centro storico.

Con un altro po' di pazienza forse una soluzione si può trovare, contando anche su un servizio efficiente di trasporto pubblico e sull'uso sempre più diffuso della bicicletta.

L'amministrazione comunale attuale di Verona, dopo i tentennamenti di altre amministrazioni precedenti ha fretta di risolvere il problema. Ma non dovrebbe aver fretta di sbagliare. Perchè a parer nostro, anche per quanto diremo nel prosieguo delle nostre osservazioni, il progetto è incongruo e improponibile..

GEOLOGIA – REGIME DELLE ACQUE

L'opera progettata verrà ad attraversare la collina delle Torricelle con una doppia canna, ciascuna a due corsie, perforando le rocce carbonatiche attraverso le quali percolano e scendono le acque meteoriche di un vasto bacino imbrifero. Ciò provocherà una pesante alterazione del regime idrico nell'area della galleria.

Ben più grave sarà la situazione che verrà a determinarsi nel tratto piano del percorso dell'opera che verrà ad attraversare i territori a valle di Avesa e di Quinzano e fino a Via Preare. Questi sono attraversati da un fiume carsico risorgivo, - il Lorì -, e da due torrenti – il progno di Avesa e quello di Quinzano – e dai flussi idrici a questi sottostanti. E' dubbio che il fiume Lorì possa conservare le proprie caratteristiche a lavori ultimati ed un proprio rinnovato letto, in quanto le sue acque si disperderanno nel sovrapassare la galleria artificiale. Sarà infatti impossibile ricoprire il manufatto con materiale delle medesime caratteristiche pedologiche di quelle attraverso il quale si è formato in tempi remoti il suo corso e riformare il letto. Addio al Lorì, quindi!

Eguale sorte sarà riservata al reticolo idrico che attraversa l'intera valle fra Avesa e Quinzano. Uno scavo profondo oltre 10m intercetterà buona parte delle acque e le disperderà.

AMBIENTE NATURALE – SIC

E' lecito affermare che l'opera specialmente nel tratto in riva destra compreso fra la strada per il Brennero e l'abitato della Sorte avrà un impatto devastante per i territori attraversati, in parte nel Parco dell'Adige, ancora ricchi di naturalità, di seminaturalità e di valore agricolo. E non si dica – come la VINCA riporta –, che il traffico motorizzato sull'opera ultimata, non avrà influenza sulla fauna e sull'avifauna. Sulla prima non c'è molto da dire – è vero –, ma l'avifauna specialmente quella che ha i propri habitat lungo le rive del fiume e nei territori limitrofi, dovrà colonizzare altri territori abbandonando quelli divenuti inospitali.

INQUINAMENTO

Un danno ambientale di rilievo sarà prodotto dall'inquinamento dell'aria, da rumore ed in minore misura dell'acqua.

Cominciando da quest'ultima è da considerare che l'acqua reflua dall'intera piattaforma stradale, sia in galleria che a cielo aperto, sarà ricca di oli, idrocarburi combusti e non, polveri grossolane e sottili. Pur depurata non arricchirà il corpo ricettore che, alla fine, sarà l'Adige.

Per quanto riguarda l'aria il danno è più inquietante. Le tre stazioni di filtraggio previste lungo il percorso avranno certamente effetto mitigante rispetto ad una diffusione d'aria non trattata, ma, in prossimità dei camini, tutti in aree antropizzate, produrranno un sicuro deterioramento della qualità dell'atmosfera.

Più impattante risulterà infine l'inquinamento da rumore, sia nel tratto dell'opera a cielo aperto, ma soprattutto nel tratto in viadotto, in rilevato, e dove dal rilevato in destra d'Adige l'opera scende al piano di campagna.

IL PAESAGGIO

Paesaggio è natura, assieme ai segni della vita dell'uomo. Il passante nord li ferisce entrambi. L'attraversamento della piana anche nel tratto in galleria artificiale per la vastità dello sconvolgimento – uno scavo di 50m di larghezza – sarà difficile da mimetizzare anche a ripristino ambientale avvenuto. La trincea aperta, è ovvio, ai piedi della collina dove sarà scavata, sarà paesaggisticamente inaccettabile.

E come offese al paesaggio, e per questo inaccettabili, sono i volumi fuori terra dei lunghi edifici contenitori degli impianti di depurazione dell'aria. Ma è il ponte di Parona, o per meglio dire, il viadotto di Parona, che scavalcherà l'Adige ai margini sud del suo abitato, che risulterà intollerabile. Sarà in manufatto di cemento, o meglio, una trave di cemento lunga oltre 200m, che passerà sull'Adige, dell'altezza di una casa di almeno sei piani, in assoluta disarmonia con le caratteristiche architettoniche della storica borgata di Parona.

Ma il turismo, del quale il paesaggio, assieme alle opere d'arte e ai monumenti della città, è componente essenziale, è la principale fonte economica del nostro Paese. Opere, come quella in esame, che, sia pure localmente, avviliscono il paesaggio recano danno al turismo e, di conseguenza pesano sugli interessi della collettività.

PERCHE' NON CHIUDERE L'ANELLO CIRCONVALLATORIO

Chiudere l'anello a nord è come stringere un cappio alla gola di Verona, è funzionale a stravolgere la città, a chiuderla in un ambito più inquinato di adesso, più rumoroso, devastante paesaggisticamente e naturalisticamente, avvilente come iniziativa che non riesce a dare soluzione ai problemi per i quali è proposta. E inoltre è dispendiosa, perchè non è vero che ai veronesi con il "Financing Project" non costerà nulla; la pagheranno con il pedaggio perpetuo e con le compensazioni che il Comune darà alla società costruttrice sotto forma di permesso di costruire qualcosa. Ma saranno alberghi, parcheggi, ristoranti, residenze, su parte delle aree destinate a rimanere patrimonio verde dei veronesi, aree che si allargheranno sempre di più a coprire l'incremento della spesa per gli imprevisti che costelleranno le varie fasi dell'esecuzione dell'opera.

Ma dove si è visto chiudere, ingabbiare così una città? Non a Bologna, a Bergamo, a Brescia, a Firenze, che si trovano in situazioni analoghe. Perchè a Verona?

Abbiamo a cuore il presente, ma più ancora il futuro della nostra città. Per questo crediamo di dover rifiutare il progetto di completamento dell'anello circonvallatorio che non esitiamo a definire, incongruo allo scopo dichiarato, dannoso, costoso.

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