Girovagando per mari e monti, ci siamo trovati dentro a questa meravigliosa rappresentazione sull'isola di Marettimo.
Il punto di incontro è un'isoletta, la più lontana e la meno abitata dell'arcipelago delle Egadi. Un'isola ricca di storia e di suggestione, quasi inaccessibile a parte alcuni sentieri molto simili a quelli che potremmo trovare sulle nostre Dolomiti. Un'isola senza strade e senza macchine. In un unico paesino vive una comunità di 150 persone, ma fino agli anni '60 c'erano 1500 fra pescatori, naviganti, salatori di pesce, allevatori, agricoltori, apicoltori (Marettimo prende il nome dal Timo e il miele di timo un tempo era molto apprezzato).
E' percorsa da un crinale dolomitico che raggiunge i 685 metri di altezza, è ricca di sorgenti e possiede un patrimonio naturalistico di straordinaria importanza.
I Greci la chiamavano Hierà Nèsos, Isola Sacra.
Ci sono resti ben conservati di epoca romana e bizantina, ma Samuel Butler è andato oltre e si è convinto che questa isoletta fosse la vera Itaca e che l'Odissea descriva le isole e le coste della Magna Grecia, piuttosto che del mar Ionio e del Peloponneso. Una convinzione poco giustificata da un punto di vista filologico, ma molto avvincente dal punto di vista letterario. E' pur vero che Itaca, incastrata com'è fra l'isola di Cefalonia e la Grecia continentale, si affaccia sullo stesso mare che bagna la Magna Grecia.
Samuel Butler nasce in Inghilterra nel 1835 e muore alla fine degli anni '90. Grande studioso ed originale scrittore e pensatore, fu dapprima un appassionato sostenitore delle teorie darwiniane, ma poi, influenzato dalla lettura di Lamark e di J. Mivart, prese le distanze da Darwin e dalle sue teorie. Egli riteneva che "una mente creativa" potesse influire sul processo evolutivo e questa idea è coerente con la sua convinzione che Omero, Ulisse, i Ciclopi e la maga Circe fossero degli autentici siciliani e che l'autore dell'Odissea non fosse Omero, ma una principessa trapanese nascosta nella figura di Nausicaa. The Authoress of the Odyssey è il titolo del libro in cui espone questa sua originale teoria. Va anche ricordato che Robert Graves, il più autorevole studioso inglese di mitologia greca, ha ripreso questa ipotesi nel suo romanzo storico: Homers's Daughter.
Butler scrisse anche un'altra storia, che ebbe grande fortuna per tutto il ‘900 e fu ripresa successivamente da Aldous Huxley, Isaac Asimov, Deleuze e Guattari. Il titolo, Erehwon, non ha alcun senso ed è la scrittura al contrario di nowhere, nessun posto.
In questo libro Butler racconta di un paese immaginario dove i malati vengono messi in prigione, i delinquenti vengono curati, i luoghi di culto sono banche musicali dove si specula sulle ricompense eterne, la scuola insegna la tirannia della maggioranza sulla genialità e dove sono state bandite le macchine, che avrebbero prima o poi ridotto gli uomini in schiavitù. Il Nostro ironizza sulla selezione darwiniana e prospetta un nuovo scenario della lotta per la sopravvivenza, quello dell'antagonismo tra la macchina e l'uomo. Siamo nel 1864!
Di tutto questo ha raccontato giovedì scorso Marco Paolini alle Case Romane di Marettimo, accompagnato dai suoni straordinariamente suggestivi che Mario Brunello estraeva dal suo violoncello, nascosto ora nella chiesetta bizantina, ora nella casa romana, ora nella cisterna greca, in una atmosfera evocativa che ci ha trasportati tutti lontano nello spazio e nel tempo.
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