Due chiacchiere con Danilo Moi sull'evoluzione del lavoro intellettuale. La cultura del web non esiste: c'è solo un meccanismo pubblicitario onnipervasivo. L'economia della conoscenza, che avrebbe dovuto riscattarci, ha creato milioni di nuovi schiavi. Quando va bene.

Ci avevano detto che la new economy, la net economy, la e-economy avrebbero rivoluzionato il mondo. Ci avevano detto che ci sarebbe stato lavoro per tutti.

Ci avevano detto che i giovani avrebbero dovuto abbandonare il lavoro manuale per trovare lavoro, che il lavoro intellettuale era la nuova frontiera, che saremmo passati dall'economia dei materiali all'economia della conoscenza.

Balle! Il lavoro intellettuale si è trasformato in una variante del lavoro manuale in catena di montaggio. Incuranti delle barriere linguistiche, milioni di operai del cervello indiani, cinesi, est europei forniscono per due soldi servizi intellettuali di bassa levatura alle multinazionali.

La maggior parte di loro non produce software, ma servizi alle aziende per stare in cima alle ricerche di Google, per fare bella figura su Wikipedia, per avere tanti seguaci su Facebook. Lavorano spesso da casa, possiedono un PC e un abbonamento a internet, ma sono sfruttati e maltrattati né più né meno dei loro colleghi alle catene di montaggio o negli oscuri laboratori del tessile.

Come è riuscito il sistema a banalizzare e a rendere schiavi i lavoratori intellettuali? abbiamo fatto due chiacchiere con Danilo Moi, filosofo per vocazione, sviluppatore software per professione.

Michele: Assistiamo da anni a una progressiva parcellizzazione del lavoro manuale, sempre più semplice, ripetitivo, povero di dignità, ma per

Danilo: Ogni lavoro e le competenze richieste al fine di eseguirlo possono essere accomunate ad un linguaggio: saper eseguire un lavoro significa saper parlare un linguaggio.

Più un linguaggio è semplice maggiore sarà la quantità di individui capaci di apprenderlo/parlarlo e poichè, banalmente, il valore di un lavoro è inversamente proporzionale all'offerta di forza lavoro stessa ne risulta che che un linguaggio semplice avrà un basso potere contrattuale.

Questo (appunto banale) schema non è certo qualcosa di moderno, è antico quanto il mondo umano.

Il cosiddetto lavoro intellettuale non è certo esonerato da questo schema, non ne è al riparo, poichè nulla può essere al riparo dalla sua stessa natura.

Considerare il lavoro intellettuale "immune" a questo meccanismo deriva dal semplice fatto che fino a pochissimo tempo fa il numero di lavoratori "di concetto" era bassissimo rispetto ai "lavoratori manuali".

M. Il software, campo del sapere relativamente recente, è considerato come un'attività ad alta quantità di ingegno umano. Come è stato possibile dequalificarlo in questa maniera? Ne va della qualità del software prodotto?

D. Il motivo della è lo stesso: aumenta l'offerta di forza lavoro, questo incremento abbassa il potere contrattuale dei singoli, conseguentemente le condizioni lavorative e remunerative tendono a peggiorare.

Aumentando la quantità, poi, diminuisce, in proporzione, la qualità media.

In questo senso occorre  fare diverse distinzioni.

Il mondo dello sviluppo software è eterogeneo e costituito non solo da diversi ambiti ma da diversi livelli nei quali le competenze richieste sono differenti e sono differenti i gradi di competenza.

Il livello di complessità del linguaggio che il lavoratore deve saper parlare per compiere un determinato lavoro varia e, come in tutti gli altri ambiti, ha una struttura piramidale.

La base di questa piramide è molto estesa, affollata, ed è costituita da tasks e mansioni a basso livello di complessità.

Inoltre: lo sviluppo software reale costituisce solo una  parte dello sterminato mondo dell'information technology e tende ad essere portato avanti sempre di più da poche, gigantesche entità.

L'information technology e lo sterminato business che essa determina (in crescita continua) ha poco a che fare con lo sviluppo software vero e proprio ma è invece costituito dall'utilizzo di tecnologie determinate, costruite promosse e/o imposte da poche multinazionali.

Si creano così due frangenti:

1) La multinazionale e/o la grossa università (la distinzione tende disastrosamente a scomparire) sviluppano, creano innovazione. (Non sempre questa "innovazione" è progresso reale , spesso le tecnologie promosse tendono, ad esempio, ad imporre un monopolio limitando le libertà degli utenti, siano essi individui o meno)

2) la sterminata quantità di piccole/medie aziende utilizzano le tecnologie create/imposte dalle prime.

Esiste poi un terzo ambito, articolato, multiforme, fortemente intrecciato con entrambe costituito dal mondo del software libero ed opensource che spesso costituisce il reale dell'innovazione, tanto che, altrettanto spesso è "fagocitato", "cannibalizzato", dalle su citate multinazionali.(Si pensi ai rinomati sistemi operativi Mac OS X, basato su freeBsd, o ad Android, basato su Linux, tanto per citare due esempi vistosi. Non è questa la sede per analizzare a fondo questo tipo di fenomeno, ma l'esigenza di legislazioni che tutelino realmente il software libero ed opensource passi anche da qui)

Queste realtà operano quindi nel mondo dell'information technology attuale, costituito, per mole di affari, principalmente dal web e dai servizi ad esso connessi, a sua volta fondato su un meccanismo fondamentale: il mercato pubblicitario.

La pubblicità è la chiave di volta del web e la dequalificazione delle figure professionali è solo uno dei risultati dei meccanismi pubblicitari e del mondo che essi determinano.

Chiarisco: la nostra semplice presenza  sul web è monetizzabile.

Prima o poi, volenti o nolenti, acquisteremo qualcosa su "invito" di una qualche pubblicità; è solo questione di tempo. (La sterminata ricchezza e potenza di Google, ad esempio, sta tutta in questa banale realtà.)

Questo meccanismo, negli ultimi anni, è stato vistosamente corroborato, potenziato e trainato dai social networks.

Attraverso i social networks è possibile incrementare in maniera esponenziale la comunicazione pubblicitaria; non solo è possibile analizzare in maniera dettagliata gusti, interessi, relazioni, propensioni (e quindi raffinare il target della pubblicità) ma gli utenti stessi incrementano, con il loro agire, la possibilità che una determinata pubblicità possa "colpire"; spesso fanno loro stessi direttamente pubblicità a qualcosa.

E' un processo che crea un mercato sterminato implicando, per via diretta o indiretta, tutti i settori dell'economia, includendo anche quelli apparentemente improbabili: ogni giorno, ad esempio, vengono intentate milgliaia di cause perchè qualcuno ha pubblicato su facebook qualcosa di poco gradito a qualcun'altro. (Con ovvia felicità degli avvocati).

L'information technology attuale è quindi, in grandissima parte, l'inseguire questo meccanismo in tutte le sue forme e manifestazioni; è l'arrancare (letteralmente, a mo' di cane in corsa) dietro chi ne determina la fetta più grossa.

Nello sviluppo e nella manutenzione di un progetto web, ad esempio, si è costretti a seguire le direttive/scelte di google nel lavoro di search engine optimization, se non lo si fa si è pesantemente penalizzati, si è costretti ad integrare i progetti con le api di facebook, twitter, o a sviluppare la "app" per ipad/iphone, per chrome etc etc; nel farlo si utilizzano tecnologie imposte e gestite da google, apple, oracle, microsoft, samsung. (E si è costretti ad apprendere i loro linguaggi se si intende essere un lavoratore e/o azienda con un minimo di "potere contrattuale")

Tutto è governato dal su citato meccanismo e sempre più non è necessario  essere un informatico per lavorare nell'IT dato che una considerevole quantità di figure professionali nell'information tecnology è costituita da persone che, dai livelli più bassi, umili e umilianti, a quelli più "alti" lavora, pensa, agisce al solo fine di raffinare/potenziare quel meccanismo.

Le grandi aziende hanno risorse (così vengono chiamati i lavoratori) chiamate con diversi nomi (ex community managers) dedicate a monitorare i social newtworks (personalmente ho lavorato a software che hanno il compito di facilitare questa analisi), ad intervenire in essi, ad attivare discussioni utilizzando tutte le tecniche e le metodologie possibili, compresa, se occorre, la diffamazione dei concorrenti.

Se si accede a un qualsiasi  "freelance marketplace", dove, per qualsiasi task si possono trovare, da tutto il mondo, lavoratori (anche competenti) a prezzi irrisori, si noterà che una considerevole quantità di questi tasks suonano come "10.000 facebook fans page", "100 links on wikipedia", "wikipedia editors"etc etc.

Il web è un mastodontico veicolo pubblicitario ed ogni nodo ad alto traffico è oro: wikipedia, che tutti considerano  come un bel progetto libero, gestito dalla rete (e tutto sommato lo è), in virtù della sua abnorme visibilità è letteralmente infestata da queste "figure professionali" che, quotidianamente, portano avanti una battaglia feroce al fine di controllarne/alterarne i contenuti.

Ciò accade perchè wikipedia ha una mole immensa di utenti e perchè, a furia di essere servita da Google (e non solo) sempre tra i primi risultati è diventata un'abitudine per informarsi su qualsiasi argomento; ciò che è scritto su wikipedia è comunemente inteso come "vero". (E questa "verità" diviene un preziosissimo valore aggiunto)

M. Ero convinto che la lingua, la cultura e altre specificità nazionali costituissero una barriera a questa dequalificazione/globalizzazione.

Come è stato possibile superarla?

D. Dalla semplicità dei tasks richiesti, dalla semplicità del linguaggio necessario ad eseguirli e dalla diffusione e all'adozione di un inglese semplificato per comunicare.

M. Questa dequalificazione contamina altri campi del lavoro intellettuale? Penso alle traduzioni, al lavoro di editoria, al giornalismo locale. Non è che con la scusa dell'informazione agile e scarna, propria del web, abbiamo creato pure la catena di montaggio della cultura?

D. L'obbiettivo non è la cultura ma è il su citato "meccanismo pubblicitario".

Sul web è importante "fare accessi" (spendibili in senso pubblicitario), per raggiungere questo fine non sono necessari discorsi articolati occorre bensì confezionare prodotti editoriali semplici, ad alto impatto emotivo.

L'utente per la natura altamente dispersiva del media web, non tende alla lettura e al ragionamento, tende e (proprio per questo) la comunicazione deve aver luogo nel minor tempo possibile, con il minor numero di parole possibile.(Appunto: contenuti agili e scarni)

Come in tutti gli ambiti la produzione di questo tipo di contenuti segue uno schema piramidale, maggiore è la qualità, minore è la quantità: così chi si trova al vertice di questa piramide produttiva avrà compensi/guadagni elevati, chi si trova alla base avrà compensi bassissimi.

Per "qualità" non si intende un valore culturale, la qualità è qui intesa in un solo senso: impatto emotivo, creazione consenso, generazione visualizzazioni, tutte mirate alla vendita, diretta o indiretta di qualcosa.

Questo qualcosa è da intendere in senso generalissimo: può essere un prodotto tecnologico può essere una convinzione morale.

C'è chi studia, sperimenta, crea ( quotidianamente) tecniche e metodologie il cui fine è esclusivamente la circonvenzione intellettuale dell'utente, per dirla brutalmente: l'ottimizzazione e il perfezionamento della menzogna.

M. Questa affermazione suona quasi da "teoria del complotto"...

D. Bene: non esiste nessuno che direttamente complotta od ordisce qualcosa ma i diversi agenti che intervengono, in questo come in altri processi, raggiungono un risultato addirittura più efficiente di quello che verrebbe raggiunto se realmente un gruppo di realtà/persone/società cospirasse scientemente.(Il , una sorta di mano invisibile alla Adam Smith guidata però dalle )

Questo marasma non è da intendere come "catena di montaggio" ma appunto come piramide.

C'è la qualità, il vertice, e c'è la quantità che la regge, la base.

Più la base è estesa più il vertice avrà valore, più la è base ampia maggiore sarà, relativamente ad essa, l'acutezza del vertice (e la sua incisività).

Così alla base avremo una produzione sterminata di contenuti, talora supportata da software, il cui fine è quasi esclusivamente statistico: più produco più, statisticamente, potrò raggiungere un pubblico.

Questa base è il regno infernale dello sfruttamento di "risorse umane" a basso costo portato avanti con diverse metodologie.

Una di esse la ritroviamo, in casa nostra, nei famigerati call centers (che fanno parte, vistosamente, di questa piramide pubblicitaria), ovvero, il reclutare giovani e meno giovani in stato di indigenza e/o bisogno e farli lavorare a 2 euro l'ora.

In nazioni come cina, pakistan, india e peasi dell'est europeo questo meccanismo è portato all'estremo e i compensi orari sono anche più bassi, ed è utilizzato nella la produzione di servizi web, nello sviluppo software di bassa/media complessità, nella produzione di contenuti, nelle traduzioni.

Le aziende che portano avanti queste pratiche sono spesso approntate e finanziate da multinazionali, con la stessa identica pratica adottata ad nella produzione di prodotti tecnologici: produco un frigorifero in Cina in una azienda che solo formalmente non è la mia, ci piazzo sopra il mio marchio e lo vendo, supportato da tutte le tecniche e strutture pubblicitarie, a 20 volte il suo valore reale.

Queste pratiche di e sfruttamento sono così "normali", accettate, metabolizzate da cominciare ad essere pubblicizzate esplicitamente.

Un esempio nel web: Amazon Mechanical Turk promosso appunto dal colosso Amazon, spacciato come "innovazione geniale" è un sistema che viola palesemente, nella sua concezione, non solo qualsiasi diritto del lavoro ma qualsiasi diritto umano.

M. Incredibile: "siamo schiavisti e ce ne vantiamo."

A livello sociale le implicazioni sono notevoli: abbiamo una nuova forma di sottoproletariato, invisibile, collocato a migliaia di chilometri di distanza, sparso per il globo, fornito di PC e collegamento internet veloce, ma ugualmente alienato, sottopagato e vessato. Cosa cambia a livello di pericolosità per l'ordine pubblico?


D. Non cambia nulla: è l'ordine pubblico.

Fintantochè  il lavoro sarà concepito come fine e non come mezzo le cose non potranno andare che in questa maniera.

Locuzioni quali il mercato del lavoro sono indice di questa alterazione.

Se il lavoro è merce (e merce è quindi il lavoratore) tutti i meccanismi propri dello scambio delle merci,  la compravendita, la speculazione, l'ottimizzazione delle risorse, il contenimento del rischio etc etc diventano automaticamente i meccanismi che ne regolano lo sviluppo.

Il lavoro e il suo mercato diventa quindi il fine, non il mezzo tramite il quale il mercato stesso esiste (e tutte le strutture umane esistono), esso diviene oggetto e non agire del soggetto, in questo slittamento lo stesso soggetto perde il suo status di soggetto.(Qualcuno, qualche tempo fa, ha parlato di )

La natura profonda, reale, del lavoro è l'agire dell'essere umano al fine di migliorare le proprie condizioni, il lavoro, in tutte le sue forme, è la forza tramite la quale l'uomo, alterando il suo mondo, lo rende più accogliente, più vivibile, migliore, sia nell'immediato che a lungo termine, sia per se che per i suoi simili. (Presenti e futuri)

Io voglio credere che il mio lavoro realmente possa contribuire alle meravigliose sorti e progressive del genere umano, mi piacerebbe poter pensare e sapere che ogni lavoratore, direttamente o indirettamente, costituisca un momento del progresso materiale e spirituale dell'umanità, che anche un imbianchino, sostentando la sua famiglia, consentendo ai suoi figli di giocare, studiare, apprendere contribuisca sostanzialmenente al progresso della società e che un giorno questo progresso consentirà alle generazioni future di meravigliarsi per qualcosa di grandioso come oggi io mi meraviglio salendo su un aereo che, grazie all'ignegno ed al lavoro di tutte le generazioni passate oggi vola con me sopra.

Come sappiamo, in tutte le epoche, questa bella speranza si è manifestata, brutalmente, nell'incubo reale e certo del lavoro di tanti che rendono bello e accogliente il mondo di pochi.

Oggi addirittura il numero dei "tanti" è così elevato da risultare, in questo schema infernale, oggettivamente superfluo.

La merce lavoratore è così diffusa, disponile, inficiata che milioni di individui (se non miliardi), oggi, non hanno mercato neanche come schiavi.

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