Martedì 18 marzo è stata presentata al Museo di Scienze di Verona un'opera monumentale sulle orchidee del Nordest d'Italia. Un libro che ogni famiglia dovrebbe tenere in casa, da sfogliare e da studiare tutti insieme alla sera, dopo cena, al posto della televisione.
Cominciamo dalle note dolenti: 20 persone presenti al Museo di Verona (tecnici e giornalista compreso) per la presentazione del libro di Giorgio Perazza e Richard Lorenz "Le orchidee dell'Italia nordorientale. Atlante corologico e guida al riconoscimento", tenutasi martedì 18 marzo alle 17.00, sono davvero poche. Evidentemente c'è qualcosa che non funziona nell'istituzione ed urge impellente un reset, a cominciare dall'attuale direttore, che brilla per la sua inerzia. Anche le associazioni naturalistiche hanno la loro bella fetta di responsabilità e noi di Veramente chiediamo venia per non esserci impegnati a fondo nella divulgazione dell'evento. E' anche vero che Verona ama le villette e le speculazioni, non le orchidee.Le orchidee sono in antitesi con l'economia della crescita; amano condizioni non degradate; hanno colori sgargianti , tutto il contrario del pallore dei veronesi e del grigiore che li attornia. Le orchidee sono le prime della classe, in antitesi con la mediocrità dilagante. Le orchidee sono delle dee e, come tali, hanno dei sacerdoti che ne perpetuano il culto. Giorgio Perazza è uno di questi ed alle dee dedica un'opera monumentale, fondamentale e necessaria.
L'autore va subito al dunque: perché è necessario un atlante delle orchidee?
Per la conservazione della biodiversità. Perché per conservare, occorre conoscere. Conoscere puntualmente la distribuzione e la localizzazione delle specie.
Negli ultimi decenni gli speculatori hanno avuto vita facile: riempire il Triveneto di anonime rotonde , capannoni e insulse villette ha ottenuto, come risultato collaterale, la cancellazione del Genius loci in ognuno di noi, una tabula rasa geografica che ha portato al disconoscimento del luogo in cui viviamo. Così, uno dopo l'altro, l'urbanizzazione, cancellando i biotopi, ha cancellato i caposaldi floristici.
Perazza, con uno stuolo di quasi mille collaboratori (coordinati nella Provincia di Verona da Massimino Ovatoli), tenta l'impossibile : consegnare ai posteri la memoria delle dee. Così che contro la speculazione si possa giocare d'anticipo, non a distruzioni già perpetuate, come è sempre successo finora. Verona è sempre stata ricca di specie di orchidee, è infatti al crocevia tra condizioni edafiche (suoli calcarei) e climatiche particolarmente favorevoli. Come ci rammenta Bartolo Fracaroli su L'Arena, nel veronese sono presenti 53 specie.
Un'OGU (Unità Geografica, cioè un quadrante del reticolo usato da Perazza per suddividere il territorio dell'Italia nordorientale) sul Garda/Monte Baldo contiene 42 specie, un'altra sul Baldo, suddivisa con il Trentino, ne contiene 43. Una trentina di specie per OGU si possono rinvenire anche in Alta e Media Lessinia. Il numero scema degradando vero la collina. Tabula rasa, invece, in pianura; responsabile l'agricoltura meccanizzata.
Quindi, per restare in tema, tutto rose e fiori? Affatto! I convenuti discutevano sulle minacce e le scomparse verificatesi negli ultimi tempi: la scarpatina tra Lazise e Pacengo dove si trovava la Barlia è stata rasa al suolo, la popolazione di Anacamptis laxiflora di Albisano, specie in pericolo di estinzione, è minacciata da un maneggio. L'Epipactis palustris sopra Torri è scomparsa, come ci informano Prosser, Bertolli e Festi nella loro monumentale flora del Monte Baldo. E così via, di distruzione in distruzione.
Noi abbiamo analizzato in dettaglio la situazione del SIC IT3210012 Val Galina – Progno Borago (giustamente Perazza, coadiuvato da Cesare Lasen ha inquadrato lo studio delle orchidee all'interno dei SIC e ZPS, gli strumenti istituiti dalla UE per la tutela della biodiversità). Se da un lato possiamo essere soddisfatti dell'esaustività del nostro "Osservazioni naturalistiche nel SIC Val Galina – Progno Borago" dove abbiamo individuato 18 delle 24 specie presenti (anche se i quadranti di Perazza non coincidono ovviamente con i confini del SIC), dall'altro dobbiamo rimarcare la spaventosa perdita di biodiversità verificatasi sui pendii collinari di Verona. Mancano infatti all'appello, dal 1985 ad oggi (e forse anche da prima), ben 8 specie. Cancellate dall'abbandono e dall'urbanizzazione. Una minaccia recente è costituita poi dai vigneti, esplosi nella zona nord del SIC (zona dei Gaspari, Casevecchie, La Cola, Maso di Negrar).
Come detto, l'unico strumento di tutela per la Natura, come ha ben rimarcato Perazza, è costituito dai SIC e ZPS di Rete Natura 2000. Ma senza i Piani di Gestione di ciascun SIC/ZPS (per ora realizzati solo in Val d'Aosta individuando le misure da intraprendere per conservare gli habitat), si può fare ben poco. Ed ancora meno se poi i Piani di Gestione non vengono attuati.
Tra i 20 presenti al Museo c'era anche il consigliere comunale Spangaro che, dopo una decina di minuti dal suo discorso di rito ha abbandonato il campo, dimostrando così tutto l'interesse che le istituzioni serbano nei confronti dell'ambiente naturale. Ed è proprio a questi personaggi (i politici) che viene demandato il compito di difendere con strumenti legislativi le orchidee e il resto della Natura. Figurarsi!
Difesa in situ o ex situ (banche del germoplasma, ecc.)? Noi, come Perazza, siamo per la prima. Giorgio a proposito ricordava come gli amici del Giros (www.giros.it) abbiano svolto un'opera fondamentale per la salvaguardia di Marezzane (www.valpolicella2000.it ...). Proprio con la conoscenza approfondita dei luoghi, cosa che ci consegna preziosamente Perazza nel suo tesoro di carta stampata.
Tornando all'inizio, chiediamo venia mettendo di seguito il link: www.museocivico.rovereto.tn.it ... dove si può acquistare il libro.
Perché tutti i veronesi dovrebbero averne uno. Non solo per ravvivare il loro grigiore, ma anche per far vedere ai loro nipoti come sarebbe potuto essere l'ambiente che li circonda, solo che fosse scattata in tempo la scintilla dell'interesse e dell'amore per la Natura.
Le foto sono di Mario Spezia: Ophrys bertolonii subsp. benacensis, Spiranthes spiralis, Epipactis atrorubens.