Ha fatto molto discutere la proposta di Giorgio Massignan di scavare l'Interrato Acqua Morta e di farvi scorrere nuovamente l'acqua dell'Adige. Cerchiamo di capire quanto questa proposta sia realizzabile tenendo conto della storia del fiume e delle condizioni attuali del quartiere.
NEL 1882 UNATERRIBILE INONDAZIONE colpì la città di Verona. Fu una delle più devastanti piene del fiume e causò numerosi danni e vittime. A seguito di ciò Verona iniziò, pochi anni più tardi, la costruzione di alti muraglioni come argine.Già dai primi giorni di settembre 1882, il livello dell'acqua dell'Adige andava ad aumentare sempre di più a causa delle abbondanti piogge. I venti caldi che soffiavano sulle montagne, inoltre, sciolsero le precoci nevicate che si erano avute. I molinari e residenti sulle case in riva al fiume perciò furono preparati ad affrontare la piena, ma non la portata che questa avrebbe avuto. Si provvide infatti a rinforzare gli ormeggi a San Lorenzo, ai Filippini, in via Sottoriva e nelle altre zone più esposte, si utilizzarono anche paratoie a protezione di porte e finestre dei piani terra.
Tra le cause della violenta piena, si parlò anche di lavori agricoli che avevano modificato l'idrografia del fiume a monte della città.
Il 14 settembre fu il giorno più pauroso. Molti molini ruppero le catene con cui erano stati precedentemente assicurati e furono trascinati dalla corrente. Uno andò a schiantarsi contro il Ponte Nuovo, abbattendolo. Il 17 settembre oltre i due terzi di Verona erano sommersi dall'acqua; le barche non riuscivano nemmeno a passare sotto gli archi di porta Borsari. A Ponte Pietra l'acqua aveva raggiunto l'altezza di 4,5 metri sul segnale di guardia, mentre la stima della velocità della corrente era di 20 Km/h.
Immediata e fondamentale la mobilitazione dell'esercito che arrivò con mezzi da sbarco e reparti del genio militare fin da Legnago e Peschiera del Garda. La città si trovò avvolta nel buio, molte persone erano rimaste isolate e alcune case crollate. Nella zona di Piazza Isolo, 11 abitanti erano morti nel crollo della loro abitazione. Ponte Nuovo distrutto, Ponte Navi pericolante e quindi chiuso, Ponte Aleardi completamente travolto e distrutto, 20 molini (su 50 esistenti) distrutti o dispersi dalla corrente, 27 ruote idrofore distrutte, Opifici della zona industriale dell'Isolo distrutti.
I lavori di sistemazione culmineranno con la messa in sicurezza dell'Adige grazie all'interramento del Canale dell'Acqua Morta e alla costruzione di muraglioni come argine del fiume.
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I PRINCIPALI CANALI DERIVATI DALL'ADIGE NEL TRATTO ALA-VERONA:
Canale Adige Garda 18 mc/sec
Canale Biffis 135 mc/sec
Canale IRMA 1 mc/sec
Canale Conagro 24 mc/sec
Canal Camuzzoni 115 mc/ sec
Varie piccole utenze ca 2,5 mc/sec
Le derivazioni dal fiume Adige e dai suoi principali affluenti rappresentano, nel bilancio idrico superficiale di bacino, il principale elemento antropico di alterazione dell'equilibrio idrologico del corso d'acqua.
LA GALLERIA ADIGE-GARDAè un tunnel scolmatore artificiale, terminato nel 1959, che permette di mettere in comunicazione il fiume Adige con il lago di Garda.L'imbocco della galleria è a Mori e lo sbocco nel comune di Nago-Torbole, entrambi in Trentino. Ha la funzione di ridurre i livelli idrometrici nel fiume a monte del Veronese, scaricando le acque in eccesso nel lago.
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CANALE BIFFISIl canale prende il nome dal suo ideatore,FERDINANDO BIFFIS, che lo progettò nel 1913. Il suo obbiettivo era creare un sistema di irrigazione per le pendici delle colline dell'alto veronese che, nonostante il terreno fertile, erano poco produttive a causa della scarsità d'acqua dovuta alla loro posizione rialzata. La soluzione che propose fu quella di sfruttare le acque dell'Adige, captandole più in alto e molto più nord delle terre da irrigare.
Dopo 15 anni di polemiche e discussioni sull'opera, il 9 settembre 1928 vi fu l'inizio ufficiale dei lavori su spinta di Benito Mussolini in persona. Ben presto però, a causa della recessione mondiale del 1929, i lavori rallentarono fino a fermarsi del tutto nel 1930. Ripresero solo 8 anni più tardi per finire nel 1943.
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CANALE CAMUZZONILa diga del Chievo sottrae gran parte delle acque del fiume Adige per scopi idroelettrici ed irrigui mediante il Canale Camuzzoni e le restituisce a valle della città.
Intorno al 1870 Verona non aveva ancora conosciuto la cosiddetta rivoluzione industriale che era invece sbocciata nelle altre cittàeuropee, la popolazione era per lo più impiegata nel settore agricolo e di piccola attività manifatturiera. Il sindaco di allora, Giulio Camuzzoni, si fece quindi carico di rafforzare la produttività veronese. L'ostacolo più grosso fu rappresentato dalla mancanza di una forza motrice in grado di far funzionare i macchinari industriali, essendo infatti la zona priva di giacimenti di carbone da utilizzare per le macchine a vapore. Da qui la proposta dell'ingegner Enrico Carli della costruzione di un canale industriale in grado di portare forza motrice verso la nascente zona industriale di Basso Acquar. La motivazione industriale si aggiunse così a quella storica di salvare la città dalle inondazioni, tornata di attualità dopo la disastrosa inondazione del 1882.
Fu allora il sindaco della città, Giulio Camuzzoni, a incaricare nel 1872 l'ingegnere Enrico Carli di progettare il canale. Dopo soli 4 mesi il progetto viene terminato. Questo prevede la costruzione di un canale artificiale capace di generare 1250 cv di forza motrice a un costo di 500.000 lire di allora. Dopo un lungo dibattito interno al consiglio comunale, dove il progetto viene modificato portando a 1580 CV la forza motrice, viene approvato nel 1874.
A causa dell'alluvione del 1882, i lavori subirono dei ritardi. Nel 1885 il canale viene terminato con un ulteriore aumento dei CV prodotti a 3200 per un costo di 3.000.000 di lire e nel 1887 viene reso operativo dopo 15 anni dall'inizio dei lavori. Nel frattempo però, l'industria manifatturiera inizia a fallire e il canale rimane completamente inutilizzato fino al 1889.
Il canale torna ad essere inutilizzato fino al 1920, quando le prime vere industrie si stabiliscono nella periferia sud di Verona. Queste sono le Cartiere Fedrigoni, il Cotonificio veneziano e i Mulini Consolaro. Per soddisfare le nuove e maggiori richieste di energia viene aumentata la portata, ottenuta attraverso il ponte Diga Chievo ideato dall'ing. Gaetano Rubinelli nel 1920 e portato a termine nel 1923.
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DERIVAZIONI VARIE
Nel territorio veneto l'Ente che attualmente gestisce le concessioni idriche è la Regione Veneto tramite i suoi uffici periferici dei Geni Civili dislocati nelle varie province. Prima del Decreto 241/2000 Bassanini, che ha passato una parte delle competenze dello Stato alle Regioni, le piccole derivazioni venivano autorizzate sempre dai Geni Civili, mentre le grandi derivazioni erano di competenza del Ministero dei Lavori Pubblici tramite il Magistrato alle Acque.
Per l'analisi delle derivazioni sono stati coinvolti gli uffici dei Geni Civili di Verona, Padova, Rovigo e Venezia; sono state censite 153 derivazioni dal fiume Adige, dai suoi principali canali artificiali e da alcuni affluenti della zona dei monti Lessini; di queste 77 sono state rilasciate dal Genio Civile di Verona, 21 dal Genio Civile di Padova, 49 dal Genio Civile di Rovigo e 6 dal Genio Civile di Venezia
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Ci sono ancora alcuni problemi non secondari da risolvere prima di scavare l'Interrato dell'Acqua Morta:
- Bisogna inventare una alternativa per il traffico veicolare sia privato che pubblico.
- Bisogna spostare tutti i sottoservizi, vale a dire le reti di energia elettrica, gas, telecomunicazioni, acqua potabile, fognature attualmente incanalati in apposite condutture realizzate nel sottosuolo.
- Bisogna creare delle sottofondazioni capaci di sostenere le case, che attualmente sono posate alcuni metri più in alto rispetto al livello di scorrimento del fiume.
- C'è poi un problema di portata minima dell'acqua, che con un nuovo braccio di fiume verrebbe ulteriormente ridotta. E' risaputo che la vita biologica di un fiume dipende dalla portata delle sue acque e che la portata dell'Adige, nei periodi di siccità, spesso scende sotto la soglia minima ritenuta indispensabile per garantire la sopravvivenza delle specie animali e vegetali presenti nell'alveo del fiume.
Foto: Canale dell'Acqua Morta a Verona, Rubens Santoro 1890 ca.