Il governo in questi giorni ha sparato due bordate all'ecologia delle nostre colline, la prima infischiandosene della direttiva nitrati la seconda favorendo la speculazione vitivinicola.
Il Consiglio dei Ministri approva per decreto la deroga di trasferimento dei diritti d'impianto tra regioni, questo significa che fino al 2020 si potrà fare incetta di diritti da regioni in cui l'uva seppur buona non vale niente, e impiantare in zone vitivinicole dove il valore delle uve è più alto, a prescindere dalla zonazione ovvero dalla vocazione dei terreni alla viticoltura.Questo metterà a dura prova in special modo gli ecosistemi di montagna, dove la terra costa pochissimo, che una volta spianati e impiantati a vigna avranno la maggior plusvalenza.
Poi magari arriva il russo, il cinese, l'arabo, che si comprano antichi casali già ristrutturati con attorno campagne spianate e filari che partono a raggera. I cipressi daranno poi quel tocco di toscana che piace tanto all'estero. Il terroir? Un optional. Gli iconemi? Vavavumaa!!
La bolla speculativa sulle grandi doc prima o poi dovrà esplodere. Già nel 2013 il direttore della cantina di Soave che controlla il 49% delle uve valpolicellesi disse a gran voce che "La Valpolicella è un Castello Fragile, ora è una delle doc che vanno meglio in Italia e questo non è scontato: non vorremo che l'egoismo di pochi provochi il disastro di molti, bisogna evitare estremismi con una gestione della denominazione all'insegna della solidarietà e della condivisione e con controllo delle quantità". Pensate che dal '68 la zona di produzione della Doc è cambiata per storicità e tipicità vitivinicola. Alcuni dati sull'espansione della Doc dal 2003 al 2011 (Cciaa-Siquria): Valp. Classica +30,06%, Valp. Doc +479,39%, Valpantena (2003-2009) +95,46%. Siamo nel 2015, e queste cifre vanno viste al rialzo. Il presidente Domenico Zonin di UIV unione italiana vini, xe contento ostregheta!: "La politica ha superato paure e demagogie in favore del buon senso. Un'azione forte e coraggiosa che il ministro Martina ha portato avanti con grande responsabilità salvando, di fatto, il vigneto-Italia".
Non ne saranno altrettanto entusiasti il gruppo di studiosi del dipartimento di geografia dell'università di Padova, che in questi anni hanno individuato nella monocoltura della vite specialmente in alcune aree del Veneto motivi d'allarme: "un'attività agricola che potrebbe essere (è) un vanto di un territorio, come tante altre ce ne sono in Italia, diventa una monocoltura esagerata, fuori da ogni equilibrio agricolo-ambientale: una "macchina per far soldi"… e poi quando non funzionerà più si vedrà…Se il paesaggio viene adattato a monocoltura per l'esportazione mondiale del vino senza limiti di produzione, questo non può essere una buona cosa: da produzione di un bene rinnovabile si passa alla produzione di un bene "non rinnovabile", visto l'impoverimento della terra, l'infertilità a cui essa viene condannata dall'eccessivo "unico" sfruttamento". Non è finita!
Il nuovo regime dei pagamenti diretti: diritti all'aiuto anche ai viticoltori, ma senza greening.
Secondo quanto previsto nel nuovo regime dei pagamenti diretti, potranno presentare domanda anche i viticoltori, ai quali verranno riconosciuti diritti all'aiuto. Si legge dal comunicato stampa di Coldiretti: "Un importante vantaggio, derivante dall'attività di negoziazione e fortemente sostenuto da Coldiretti, consiste nell'esclusione delle superfici vitate dall'applicazione delle pratiche benefiche per il clima e l'ambiente (greening). Con questa esclusione e' stato di fatto riconosciuto il ruolo ambientale delle coltivazioni viticole, non solo dal punto di vista della biodiversità e della tutela dei paesaggi, ma anche e soprattutto l'importante ruolo sulla prevenzione del rischio idrogeologico che oggi preoccupa la maggior parte del territorio nazionale". Preoccupante è invece la mancanza delle più elementari nozioni agroecologiche da parte di politici e sindacati. Dall'entusiasmo del consiglio regionale Veneto che recepiva il decreto Monti sulla possibilità agli agricoltori di impiantare i vigneti dove ci sono terrazzamenti abbandonati "degenerati a bosco"; al trionfalismo di Coldiretti e dell'attuale governo nazionale delle Larghe Intese: è mai possibile che alcuno abbia mai sentito parlare della condizionalità? Nessun consulente ha mai detto loro che la sostanza organica di un sottobosco aumenta più di 10 volte la capacità del suolo ad immagazzinare l'acqua, e spianare interi versanti "a ritocchino" con grossi movimenti terra di materiali da riporto praticamente inerti (cioè privi di sostanza organica) sono l'esatto contrario di ciò che definiremmo prevenzione da rischio idrogeologico.
Grosse nubi cariche di pioggia si stanno addensando sul paesaggio italiano. Questa è la prova dei fatti di una intera classe dirigente che predica "la sostenibilità dei modelli produttivi e la legalità in vista della Carta di Milano". Ed il futuro sarà tutt'altro che felix.