Da due settimane il lenzuolo con la scritta PORTI APERTI gira per le case della Valpolicella.
Nato come gesto di protesta durante la visita del Ministro degli Interni a Negrar a sostegno del candidato sindaco della Lega, l'iniziativa PORTI APERTI ha avuto l'appoggio di altri cittadini/e, che assieme a Gabriele Fedrigo hanno deciso di esporre il lenzuolo ai balconi e alle finestre delle loro case.
Le nostre case non sono solo il luogo degli affetti e di una vita privata purtroppo sempre più fagocitata dai social media, ma anche luoghi di resistenza, presidi di una possibilità altra di stare insieme. Se è vero che di tempo per affacciarci alle finestre e vedere che succede intorno a noi non ne è rimasto più; se è vero che viviamo sempre più distrattamente e sempre più succubi del generale menefreghismo che ha occupato le nostre anime, decidere di esporre un lenzuolo alle finestre con scritto PORTI APERTI, è in primo luogo un segnale mandato a se stessi di risveglio della coscienza e di presa d'atto che ciò che accade nel mare Mediterraneo riguarda terribilmente tutti noi, anche gli abitanti di una Valpolicella sempre più incancrenita e resa culturalmente sterile da un capitale vitivinicolo che l'ha sfigurata, resa malata e rimbecillita.PORTI APERTI non è solo un voler dire no a una politica migratoria che condanna gli uomini alla sofferenza e alla morte in mare e sulle coste, non è solo un grido di protesta nel deserto.
PORTI APERTI vuol essere il vessillo di una cultura che fa delle differenze un punto di forza e di proiezione verso il futuro.
Vuol essere una possibilità con cui si fa memoria di una cultura, la nostra, che si è nutrita, e questo da sempre, di ciò che il Mediterraneo portava sulle nostre coste.
Che sarebbe stata la cosiddetta cultura ‘italiana' senza i fenici, i greci, gli arabi, i bizantini, gli ebrei? E, ancora, solo per ricordare i più conosciuti, da nord, che sarebbe stata senza i celti, i normanni, i longobardi e gli svevi? E' intollerabile vivere e continuare a vivere nel nostro usurato perbenismo borghese imbottito di una cultura di morte, sapendo che fratelli e sorelle nostre, uomini e donne come noi, martoriati dalle guerre, dalla miseria e dalla fame, in fuga dalle persecuzioni e dallo sfruttamento, sono lasciati in mare o nei campi di detenzione libici a morire.
Bisogna forse ricordare che l'Italia e l'Europa saranno sempre in debito nei confronti delle popolazioni africane massacrate dal colonialismo e dal neocolonialismo?
Come possiamo ancora essere ciechi nei confronti degli esodi di intere popolazioni dovuti a guerre, carestie, impoverimento sempre più diffuso e profondo e, non da ultimo, da cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo habitat plurimillenari ?
Cambiamenti di cui conosciamo le responsabilità delle economie europee che si spacciano come progressiste.
Noi siamo quel che siamo perché portiano nel nostro sangue flussi secolari di continue migrazioni di DNA, culture, simboli, storie e narrazioni. Noi viviamo perché siamo PORTI APERTI al mondo ed è in nome di questa apertura che non conosce confini, priva di fili spinati e di muri, che dobbiamo rimodellare un modo di stare al mondo non più plasmato dalla paura, dalla retorica della paura e da chi, fra i politici nostrani, gonfi solo del loro narcisismo e della loro sete di potere, fa della paura il grimaldello del loro mantenimento al potere e del loro esercizio di potere. Politici incapaci di capire come sta andando il pianeta, ottusi nei confronti delle emergenze planetarie in cui versano i viventi a causa dell'uomo.
E' contro questa politica di chiusura che sta portando la democrazia italiana e i valori sanciti dalla nostra carta costituzionale alla sua liquefazione, che vogliamo portare nelle nostre corti, alle finestre delle nostre case, nei nostri cuori, PORTI APERTI.
Tutti possono aderire all'iniziativa di ospitare il lenzuolo alle finestre e ai balconi delle nostre case. Siamo già una decina di cittadini ma contiamo di essere molti di più. Vogliamo che il lenzuolo faccia il giro d'Italia. E che il passaggio da casa a casa sia un momento d'incontro e di riflessione sottratto alla fretta e al frastuono che ci opprime.
Se vuoi aderire all'iniziativa scrivi a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.