In Valpolicella, nonostante i morti, si insiste con le soluzioni "fai da te". Ma anche a Lazise e a Malcesine non si scherza.
Oltre alla buona volontà e al coinvolgimento della cittadinanza servono una professionalità ed una esperienza, che non si inventano dal nulla. E poi servirebbe una prospettiva...
Valsorda. Dopo 2 morti, numerosi feriti, parecchi dispersi, innumerevoli interventi di soccorso con elicottero e soccorso alpino ci si ostina ad intervenire col fai da te. Si radunano in Comune a Marano i sindaci di Marano, Fumane, Sant'Anna D'Alfaedo, la Prefettura, la Protezione Civile, la Polizia Municipale, il Soccorso Alpino e organizzano una serie di interventi, spendendo anche una discreta cifra, per mettere in sicurezza i sentieri che collegano il ponte tibetano con i due versanti della Val Sorda. Sentieri che sono stati progettati male fin dall'inizio, senza tener conto delle condizioni particolari del vaio, della estrema facilità di accesso, della mutabilità delle condizioni climatiche e ambientali.Ora ci si domanda: perché non far fare questi lavori al CAI, che da decenni si occupa con serietà, professionalità e competenza di questi problemi? Perché voler a tutti i costi saper fare cose che non si sanno fare? La manovalanza locale va benissimo, il volontariato è una risorsa preziosa, ma poi ci vuole qualcuno che abbia un po' di mestiere e il mestiere non lo si inventa lì al momento.
Anche perché c'è un problema di standard. Il Cai gestisce una rete sterminata di sentieri montani con degli standard che sono il frutto di decenni di esperienza in condizioni estremamente diversificate. Chi non ha questa esperienza alle spalle rischia di applicare standard diversi per ogni nuova situazione, andando ad aumentare in maniera sconsiderata il coefficiente di pericolo di questi sentieri.
A Lazise qualcuno pensa al Mose o a qualcosa del genere. In altre parole si reclama una barriera capace di fermare le "lagheggiate" che sommergono i plateatici dei pubblici esercizi presenti sul lungolago. Il lungolago e stato rifatto da poco, è abbastanza lungo ed articolato, con porti, porticcioli e attracchi. Non sarà facile alzare un bastione efficace contro l'invasione delle acque (il nemico - si sa - è sempre pronto ad invaderci da qualche parte!). A nessuno viene in mente di andare a vedere dove erano le case 30 anni fa e dove sono arrivati gli esercizi commerciali adesso. Continuiamo a costruire fin dentro il lago e poi pretendiamo anche i muraglioni protettivi. Nessun sindaco ha il coraggio di dire a questa gente che è arrivato il momento di darsi una regolata?
C'è certamente un problema di controllo del livello del Lago, ma sappiamo tutti che a nessuno interessa davvero l'equilibrio idrico del Lago di Garda. Interessano due sole cose, una opposta all'altra: che il lago fornisca acqua abbondante per irrigare la campagna veronese e mantovana durante la lunga stagione estiva e che contemporaneamente il livello del lago sia abbastanza alto da non compromettere la stagione turistica.
E finiamo in Val di Sogno, dove c'è un grosso problema con una rotonda appena costruita di fronte all'ospedale di Malcesine. Anzi una serie di problemi, che non stiamo ad elencare perché tanto se ne parlerà ancora su L'Arena. Pare che la rotonda sia stata reclamata da "molti cittadini, tra cui poliomielitici", per i quali abbiamo ovviamente il massimo rispetto. Ora è noto che le rotonde sono di solito molto pericolose se non addirittura impraticabili proprio per gli utenti più deboli, ciclisti e pedoni, tanto più se poliomielitici. Per tutti questi utenti il rischio di farsi tirare sotto in prossimità di una rotonda è altissimo.
Poco lontano dalla rotonda c'è la Val di Sogno, dove un piccolo frammento di riva è stato miracolosamente lasciato alla natura. Poco più di uno scoglio su cui quest'anno hanno nidificato una decina di coppie di aironi cenerini. Sono presenti anche strolaghe, smerghi ed altri anatidi, oltre ad un discreto numero di passeriformi.
Sarebbe ormai il caso di programmare un progressivo allontanamento delle attività umane dalle rive, almeno nelle zone che hanno mantenuto un minimo di "naturalità". Invece ci preoccupiamo di sfruttare anche gli ultimi centimetri quadrati di suolo per fare nuove strade, nuove rotonde, nuove ciclabili, nuove passerelle, nuove infrastrutture. Con questi sistemi avremo sempre più macchine sulle strade e sempre meno natura da godere e da offrire ai nostri ospiti.
Vedi L'Arena 13.02.2020 Cronaca Provincia, articoli di Lorenza Costantino, Katia Ferraro, Emanuele Zanini.