I giovani immigrati potrebbero occuparsi di falciare i prati, di estirpare le piante infestanti, di fare la guardia alle mandrie di notte. Perchè i sindaci preferiscono tenerli inattivi al Branchetto, a Giazza o a Ferrara del Montebaldo?
Don Carlo Vinco ha scritto al direttore del giornale L'Arena per esprimere la sua perplessità circa il senso della destinazione al Branchetto per gli immigrati africani.Lettera don Vinco
Anche gli attivisti della fiamma tricolore sono perplessi:
"La vicenda dei richiedenti asilo (in realtà 13 "migranti economici" provenienti da Nigeria, Ghana e Benin) al Passo del Branchetto, nel territorio di Bosco Chiesanuova, presso l'edificio che ospitava la vecchia seggiovia – struttura in disuso da 25anni, con tutto quel che ne consegue in termini di inadeguatezza… – è l'ennesima perla della modalità di gestione dell'accoglienza coatta con trattativa Stato-privati; l'immancabile decisione calata dall'alto, sulle teste degli amministratori e dei cittadini; una prassi che allarga le distanze e acuisce la tensione tra il territorio e le istituzioni governative; giustificate e legittime, quindi, le lamentele e le preoccupazioni dei sindaci del territorio, a partire da Claudio Melotti, primo cittadino di Bosco Chiesanuova e Paolo Garra di Cerro V.se".
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Sul versante opposto va in onda la protesta dei migranti stessi:
- Momenti di tensione, questa mattina al Branchetto, per la protesta di un gruppo di profughi ospitati nell'albergo affidato alla Cooperativa "Corallo". Nell'isolata contrada del comune di Bosco Chiesanuova la struttura ospita una quarantina di richiedenti asilo provenienti da Nigeria, Mali, Guinea Bissau e Gambia.
"Siamo isolati, ci sentiamo in prigione" hanno detto alcuni profughi, che si sono anche lamentati per la mancanza di denaro "il pocket money che ci danno è poco". -
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i pascoli sono sempre più poveri e degradati e perchè la presenza dei lupi non permette più ai malgari di abbandonare le mandrie libere giorno e notte per intere settimane.
vano e ridicolo tentativo di deviare le traiettorie dei lupi, mi domando perché nessun sindaco della Lessinia abbia fino ad ora pensato di organizzare questi giovani immigrati in piccoli gruppi da alloggiare nelle varie malghe con l'incarico di radunare le mandrie alla sera, magari dentro ad un recinto elettrificato, e poi di montare la guardia di notte come si faceva una volta durante la naja: due ore di veglia, poi svegli il tuo amico e tu ti metti a dormire.
sfalcio, nel senso che i prati non adibiti al pascolo hanno comunque bisogno di essere sfalciati per mantenere un buona condizione. Oltre allo sfalcio ci sarebbe un altro importante lavoro da fare in maniere sistematica su tutto l'altipiano. E' un lavoro che una volta facevano i malgari, quando passavano tutta l'estate in malga, ma che da decenni non fa più nessuno. Si tratta di estirpare tutte quelle piante infestanti che un po' alla volta stanno invadendo e deteriorando i pascoli alti della Lessinia.
Senecio inaequidens, originario del Sudafrica e tossico per il bestiame; Deschampsia caespitosa, che è una specie nitrofila non appetita dal bestiame, soprattutto bovino, perchè troppo ruvida e dura; indicatrice di degrado nei pascoli, dovuto ad eccessivo calpestìo, abbondanza di azoto nel suolo e ad abbandono delle cure colturali; Veratrum sia nigrum che album, entrambe velenose sia per gli umani che per il bestiame.
Sole e polvere I muretti a secco rinati grazie ai migranti