Sono sempre stato tenuto ai margini ed in disparte e, spesso, usato come uno zerbino. Ma ora le cose sono cambiate, non è più come prima, ora è giunta la mia ora.
Per anni sono stato confuso e scambiato col ciliegio: visto da lontano, potevo essere come lui, solo che lui era nei posti migliori, non certo come me, lasciato crescere sulle marogne e forse sopravvissuto proprio e solo perché era troppo faticoso eliminarmi. Poi lui era alto, slanciato, allineato, curato e, per forza, vorrei vedere, benvoluto.
A me invece hanno pensato solo quando si sono accorti, un bel dì, che quel bel fustone non era capace di crescere in certi posti magri ed assolati e allora qualcuno ha pensato bene di usarmi, si, usarmi, come piede da innesto. Eppoi io sono piccolo, niente affatto slanciato, minuto e non faccio quelle belle ciliegione rosse grosse e buone. Ma i miei fiori, permettetemi, non hanno niente da invidiare a quello là.
La gente in primavera, a volte a fine marzo, altre a fine aprile, più spesso ad inizio aprile, guardava le colline della Valpolicella estasiata dal candore dei bianchi fiori che ammantavano, come la neve, la dolcezza dei pendii. Non sapevano, gli sciocchi, frammisto al ciliegio, che anch'io facevo la mia parte, eccome se la facevo. Solo che ora l'attore principale sono io, sìììì, proprio io che per decenni sono stato sopportato e non considerato. Ora passano, gli sciocchi, e meravigliati dicono, come in passato, "che bella la Valpolicella in fiore", anche se poi guardano meglio e commentano "ma quanti pochi ciliegi ci sono! E come mai sono solo lungo i progni o dentro al bosco?" E credono di ammirare il mio rivale, gli sciocchi. E invece no! Sono io che oggi illumino e rischiaro con il mio bianco fiore le colline veronesi.
E devo ringraziare il dio denaro se ora, finalmente, riesco a prendermi una bella rivincita su chi mi ha vessato per lunghi anni. Eh sì, il mio antico rivale ora dà fastidio, perché occupa posti più utili, ora, alla vigna, fa ombra, impedisce al trattore di lavorare, si trova sulla strada della ricchezza e impedisce lo sviluppo. Oh, come me la godo…
Ma gli sciocchi continueranno a girare per la Valpolicella, a magnificarne la sua bellezza, che in aprile non ha eguali, col suo candore. Ma se ne accorgeranno mai che sono io, io ora, che diffondo questo meraviglioso biancore?
Lasciateli illudere allora, ora faccio la mia parte, mi guarderanno, magari solo in aprile, ma mi guarderanno e poi, poi mi lasceranno in pace, fino alla prossima Pasqua e pazienza se…sarò solo io a brillare, alla faccia degli sciocchi.
Prunus mahaleb, Ciliegio canino, fam. Rosaceae. Frequente sui colli, ma anche nell'orizzonte montano fino a 1600 m. Fiori piccoli in racemi 3-10; foglie ovato-rotonde, acute, seghettate; frutto nero grande come un pisello. Il legno è odoroso e si presta ai lavori al tornio; coi rami dritti si fanno bastoni da passeggio, cannucce da pipa, bocchini.