Verona ha subito nei secoli profondi cambiamenti, così noi oggi possiamo trovare reperti molto antichi accanto a prodotti tecnologici di ultima generazione.
Un bel mattino di inizio estate, durante un sopralluogo nei locali di un futuro negozio in via Sottoriva, mi sono ritrovato davanti agli occhi un manufatto di pietra di notevoli dimensioni e di curiosa fattura. Si trattava di un monolito di calcare rosso ammonitico con una base di metri 1x1, alto un metro, con un foro centrale nella parte superiore e due intagli laterali trapezoidali, del peso approssimativo di quasi 3 tonnellate. I locali erano abbandonati da tempo, pieni di polvere e male illuminati, ma la forma e le dimensioni dell'enorme pietrone esigevano una adeguata spiegazione.Dato che il manufatto era collocato nel piano interrato del caseggiato (un tempo quello era anche il piano della strada), dato che sicuramente risaliva ad un periodo precedente alla costruzione dell'argine, dato che quel tratto di fiume nei secoli passati era occupato da numerosi mulini e dato che il quartiere a ridosso del fiume era abitato quasi esclusivamente dai "molinari", era abbastanza facile presagire che si trattasse di un manufatto legato alla macina o alla molitura. Ma sarebbe stato interessante capire a cosa serviva di preciso.
In questi casi si fa un passaggio alla Biblioteca Civica per vedere se nei vari libri dedicati ai mulini dell'Adige c'è qualche riferimento a quell'enorme pietrone. In biblioteca si trovano parecchie pubblicazioni molto interessanti. Fra le altre:
UNA CITTA' E IL SUO FIUME
Verona e l'Adige2
a cura di Giorgio Borelli
Banca Popolare di Verona 1977
In 2 volumi, 1027 pagine con illustrazioni e tavole.
Il primo capitolo del secondo volume è dedicato ai mulini dell'Adige:
NAVIGAZIONE, TRASPORTO, MULINI SUL FIUME: I TRATTI DI UNA TIPOLOGIA
di Giovanni Beggio
Ancora di Giovanni Beggio è molto interessante il volume:
I MULINI NATANTI DELL'ADIGE
Saggio terminologico con annotazioni storico-folkloristiche
Casa editrice Leo S. Olschki
Firenze 1969
Ricco di dati, illustrazioni e fotografie:
VERONA E LA SUA STORIA
Cronologia di fatti e avvenimenti – Personaggi – Illustrazioni
di Giovanni Luigi Lugoboni
Leggendo qua e là si scopre che il tratto di fiume fra il Ponte Pietra e il ponte Nuovo fino a fine '800, cioè fino a quando furono costruiti i muraglioni prima sulla riva sinistra e poi sulla riva destra, era molto più ampio di quanto lo sia ai nostri giorni e che in corrispondenza di Via Sottoriva il fiume arrivava a lambire le case in corrispondenza dei portici attuali. Difronte alle case erano ancorati i mulini natanti che dovevano servire al rifornimento di tutta la città e nelle case abitavano e tenevano i loro magazzini i "molinari".
Nei libri si trova una descrizione minuziosa dei mulini natanti, con i nomi e la funzione di ogni loro elemento costruttivo. Ai nostri giorni è difficile credere che fino a poco più di 100 anni fa il mondo potesse funzionare senza la corrente elettrica. Si spostavamo pesi incredibili con la sola forza animale e, quando era possibile, si utilizzava la forza dell'acqua corrente, che rendeva più agevoli i trasporti e poteva far girare le macine dei mulini.
Tutto molto interessante, ma nei libri non trovavo nessun riferimento al monolito osservato nello scantinato di via Sottoriva 15 A.
A questo punto mi sono umilmente rivolto al decano degli storici veronesi, il prof. Gian Maria Varanini, il quale, oltre che un insigne studioso, è anche una persona civilissima. Il professor Varanini mi ha prontamente messo in contatto con i professori Fabio Saggioro e Alfredo Buonopane, che mi hanno finalmente svelato l'arcano.
Paolo Liverani: CONTRAPPESI DI TORCHI
Per capire bene la funzione del monolito conviene leggere per intero la pubblicazione di Paolo Liverani, ma in due parole possiamo dire che si tratta di un contrappeso per torchi utilizzato fin dai tempi degli antichi romani.
"Infatti il modello di torchio in uso in alcune zone fino a non molti anni fa, e risalente almeno a epoca romana, prevedeva che le vinacce, ο la pasta di olive, venissero pressate mediante un trave orizzontale, imperniato alla parete ο a due travi verticali, che veniva abbassato manovrando una vite senza fine lignea che ne attraversava la testa ed era trattenuta a terra dal peso di un grosso blocco. Quel che dimostra che non si ha a che fare con un reimpiego medievale ο moderno di antichi termini romani è proprio il fatto che le tracce tipiche di questi supposti termini si spiegano perfettamente con gli attacchi che assicuravano le viti senza fine al loro contrappeso. . . . .
Il torchio di questo tipo ha origini antiche, nato in Grecia, è descritto con varianti da Erone Alessandrino e da Plinio il Vecchio. Ebbe diffusione in tutto il bacino del Mediterraneo per giungere praticamente fino a oggi. . . . .
Dai contrappesi che ci sono rimasti, sparsi per le campagne, non è certo agevole dedurre la funzione specifica dei torchi cui appartenevano, se cioè servissero per produrre olio ο vino, in quanto il torchio era praticamente identico in tutt'e due i casi, anzi a volte veniva impiegata la stessa macchina per entrambi gli usi. . . . . "
Il prof. Buonopane avanza addirittura l'ipotesi che il nostro monolito possa risalire all'epoca romana.
E' un grande piacere arrivare a capire la funzione e la storia di un blocco di pietra così intrigante, ma è un piacere ancora più grande arrivarci con l'aiuto di persone così erudite e così gentili. Sappiamo tutti che Verona è una città ricca di risorse umane inestimabili, risorse che purtroppo non vengono quasi mai utilizzate. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Comunque sono sicuro che lo staff del negozio di articoli sportivi attualmente aperto in via Sottoriva 15 A sarà felice di mostrare a chiunque il monolito (ripulito) di cui abbiamo parlato fino ad ora.
Bernardo Bellotto - Veduta di Verona 1748