Da un decreto che è entrato in vigore da pochi giorni, alla zittina, spunta il segreto di stato per gli impianti critici. Cittadini, comitati e associazioni non avranno accesso alle informazioni.
Apprendiamo dal sito del Sélese che, con un'interrogazione alla Commissione europea, l'europarlamentare Umberto Guidoni, del PdCI, denuncia l'apposizione del segreto di Stato a una lunga serie di infrastrutture critiche tra le quali "gli impianti civili per produzione di energia", contenuta nel Decreto del presidente del Consiglio dei ministri, emanato l'8 aprile ed entrato in vigore il 1° Maggio 2008.Recita l'interrogazione che il Dpcm "allarga il campo d'applicazione del segreto di Stato, in nome della tutela della sicurezza nazionale, ad una lunga serie di infrastutture critiche tra le quali gli impianti civili per produzione di energia. Questo significa che i siti per il deposito delle scorie nucleari, nuovi impianti civili per produzione di energia, centrali nucleari, rigassificatori, inceneritori/termovalorizzatori potranno essere coperti da segreto di Stato. Segreto che si estende anche agli iter autorizzativi, di monitoraggio, di costruzione e della logistica di tutta la filiera".
"Le funzioni di controllo," continua il testo di Guidoni, "sono svolte da autonomi uffici di controllo collocati a livello centrale dalle amministrazioni interessate che li costituiscono con proprio provvedimento" e "non sono tenute agli obblighi di comunicazione verso le aziende sanitarie locali e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco".
"In altre parole," prosegue l'interrogazione, si tratterebbe di "un vero e proprio divieto di divulgazione, in quanto chiunque dovesse rendere noto, per esempio, l'esistenza di una discarica di scorie nucleari nel proprio comune, rischierebbe fino a cinque anni di reclusione (art. 261 del Codice penale)".
L'eurodeputato Guidoni chiede alla Commissione UE se tale provvedimento non sia in contrasto con la direttiva n. 2003/4/CE, che disciplina l'accesso del pubblico all'informazione ambientale, e se non sia il caso di intervenire.
Ultima notazione: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la firma sul decreto è di Prodi, non di Berlusconi. Tanto per far capire che l'attentato alla verità e alla libera circolazione di informazioni che riguardano la nostra salute è bipartizan. Si tratta in ogni caso di un bel regalo del professore a un governo che si appresta, in materia ambientale ed energetica, a usare spesso la forza.