Abbiamo voluto sentire l' opinione del dottor Paolo Ricci: "Ne consegue che questo inceneritore non può avere un impatto sulla salute pari o prossimo allo zero. Sfido chiunque ad affermare apertamente il contrario".
Vista l' intervista al dottor Giovanni Marsili dell' istituto superiore di sanità pubblicata su alcuni organi di informazione circa il "piano di controllo e monitoraggio" dell' inceneritore di ca' del bue abbiamo voluto sentire l' opinione del dottor Paolo Ricci che è: responsabile dell'Osservatorio Epidemiologico della Asl provincia di Mantova
professore a contratto in sanità pubblica alla Ca' Foscari di Venezia
autore dello studio veneziano sui sarcomi insieme con Paola Zambon del Registro Tumori del Veneto
autore insieme con ricercatori dello ISS dello studio sui sarcomi condotto sui residenti intorno al petrolchimico di Mantova
collaboratore con lo ISS sull'incidenza dei tumori nei 44 Siti Inquinati di Interesse Nazionale
Ecco cosa ci ha detto:
"Conosco molti ricercatori dello ISS impegnati a Verona, compreso Marsili con cui ho lavorato a Mantova. Quindi credo proprio che utilizziamo un linguaggio comune e facciamo riferimento alla stessa letteratura scientifica
Chiariamo un punto:
E' un'acquisizione pacifica che gli inceneritori emettono sempre anche un cospicuo numero di sostanze tossiche e cancerogene in atmosfera. Potrei citare pubblicazioni dello stesso Istituto Superiore di Sanità.
La quantità totale di inquinanti emessa dipende dalla loro concentrazione misurata a camino, ma anche dal numero di metri cubi di aria che escono dal camino. Quindi, anche a basse concentrazioni la quantità totale di inquinanti emessi in atmosfera può essere rilevante, se i metri cubi di aria emessa sono molti, cioè se l'inceneritore è di grosse dimensioni, come nel caso di Ca' del Bue.
Ne consegue che questo inceneritore non può avere un impatto sulla salute pari o prossimo allo zero. Sfido chiunque ad affermare apertamente il contrario.
Il punto è quindi quello di stabilire l'entità del danno alla salute che si ritiene accettabile.
Gli amministratori di una comunità possono decidere di accettare un certo danno alla salute sulla base di altri vantaggi che si ritengono prevalenti, cioè che fanno pendere la bilancia costi-benefici dalla parte dei benefici.
Ciò che non si può affermare e che ci siano benefici senza costi.
Questa è una questione di trasparenza e di correttezza di informazione alla popolazione.
Il resto viene dopo.
Inoltre tutti i controlli in termini di monitoraggio ambientale, biologico e sanitario che si possono effettuare ad opera compiuta non riducono gli effetti, ma semplicemente li registrano e con un certo grado di approssimazione se i fattori di confondimento o di protezione "imbrogliano le carte" e se, per quanto riguarda gli indicatori di salute, non si tiene in adeguato conto del diverso periodo di latenza, cioè il tempo che intercorre tra inizio dell'esposizione e comparsa del danno che si è inteso rilevare.
Il principio di precauzione, cioè assumere come vera l'ipotesi peggiore, non si applica in fase "post opera" per monitorare l'inquinamento e gli effetti sulla salute, ma in fase "pre-opera", escludendo quindi, perché non praticabili o perché non vantaggiose, soluzioni alternative all'incenerimento.
Ad esempio il danno alla salute da "fumo passivo" si è deciso di rifiutarlo in toto estendendo opportunamente il divieto di fumo in tutti i luoghi pubblici, a fronte di benefici di altra natura non in grado di equiparare i piatti della bilancia costi-benefici.
Questo è il percorso "neutrale", indipendentemente dalla soluzione che alla fine si sceglierà di adottare".
www.saluteverona.it
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