Molti credono che le piante, in genere, siano prive di anima. L'idea che le piante non soffrano è antica e legata al fatto che, nell'opinione comune, per soffrire occorre avere un sistema nervoso centrale e una coscienza. Peraltro, le piante non parlano, né esprimono opinioni preventive sullo stato del mondo che le circonda e sul comportamento degli uomini.
2) regolare e stabilizzare la temperatura del suolo e degli strati bassi dell'atmosfera durante l'arco dell'anno (ombra e fresco d'estate, protezione dal vento freddo d'inverno);
3) agire da veri e propri catalizzatori verso sostanze tossiche per l'uomo;
4) essere filtri che catturano le particelle e le polveri tossiche trasportate dall'aria, migliorandone la qualità;
5) consolidare e trattenere il terreno con le loro radici, evitando che si verifichino smottamenti, frane, ruscellamenti in caso di piogge persistenti;
6) Trattenere l'acqua durante le piogge, bilanciandone i flussi ed evitando scorrimenti pericolosi a volte distruttivi.
7) Essere casa comune di molte specie biologiche, favorendo così la biodiversità.
In Italia, patria delle contraddizioni, le leggi di tutela confliggono con norme o interpretazioni di leggi che favoriscono il loro abbattimento. A fronte della legge n. 14 gennaio 2013, n. 10, Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani (13G00031) (GU n.27 del 1.2.2013) vigente al: 1.2.2013 (che tutela le piante), qualche anno fa una delibera della Corte di Cassazione ha decretato che le piante sulle strade o prospicenti a strade e a luoghi pubblici, quando sono pericolose, vanno abbattute; altrimenti la responsabilità di eventuali danni da loro provocati per caduta di rami o delle piante stesse sono a carico dei proprietari del suolo in cui sono le piante. Potete ben immaginare che significa, politicamente, questa disposizione della Corte di Cassazione: sindaci, amministratori pubblici e proprietari di suoli in cui giacciono alberi, pur di non incorrere in grane con la giustizia, hanno pensato di rendere le piante meno pericolose o tagliandole o potandole pesantemente, rendendole così monconi simili a colonne. Facendo subire alla pianta un intervento di potatura, si può dimostrare di "aver avuto cura" della pianta e quindi non avere colpa se la pianta dovesse in seguito cadere per cause naturali.
Foto: Il secolare Olmo (Ulmus minor. Miller) di Porta San Giorgio a Verona, fotografato in gennaio di quest'anno.