Una regione italiana piena di belle sorprese per l'intelligente promozione turistica, per l'ottima produzione enogastronomica, per l'equilibrio con cui si conciliano le esigenze della produzione agricola e la difesa della biodiversità, per la saggezza con cui si è fatto fronte alla presenza dei lupi.

 

LA STORIA

1921  L'ultimo lupo delle Alpi viene ucciso a Mondovì. Sull'intero arco alpino il lupo è praticamente estinto.

1946  L'ultimo lupo dell'Appennino settentrionale viene ucciso a Santo Stefano d'Aveto (GE). Il lupo continua ad essere considerato specie "nociva", incoraggiandone l'abbattimento sul territorio nazionale.

1971  Il Decreto Ministeriale "Natali" del 23 luglio 1971, toglie il lupo dall'elenco delle specie "nocive", proibendone la caccia.

1972  Siamo sull'orlo dell'estinzione del patrimonio genetico della specie. Il lupo sembra toccare l'apice di una veloce parabola discendente; solo circa 100 individui vengono stimati da Zimen e Boitani (1975) e da Boitani (1976) su una superficie di circa 8500 kmq, suddivisi in 10, residui, gruppi:

o   Monti Sibillini - Monti della Laga: 8 lupi

o   Altopiano delle Rocche – Velino - Sirente: 5 lupi

o   Monti della Tolfa - alto Lazio: 12 lupi

o   Majella - Parco Nazionale d'Abruzzo: 22 lupi

o   Monte del Matese: 3 lupi

o   Monti dell'Irpinia: 8 lupi

o   Monti Alburni: 4 lupi

o   Monti Sirino: 4 lupi

o   Monte Pollino - catena costiera: 12 lupi

o   Altopiano della Sila: 25 lupi

1977   La Legge 968 del 27 dicembre trasforma la fauna selvatica da "res nullius" a "res communitatis", cioè "patrimonio indisponibile dello Stato"; con questa legge il lupo esce in modo definitivo dallo status di animale nocivo per entrare nella fauna particolarmente protetta.

A fine anni '80 il lupo frequenta il confine tra Alpi e Appennini, dai crinali liguri verso il Piemonte; qui la prima segnalazione risale al 1987, ma negli anni successivi si affermerà con sempre maggior autorevolezza.

1996   In Valle Pesio (CN) viene confermata la presenza del lupo; la ricomparsa sulle Alpi italiane è ormai ufficiale.

1997   L'Italia recepisce la Direttiva Habitat dell'Unione Europea (1992), inserendo il lupo negli allegati II e IV, tra le specie di interesse comunitario che necessitano di una protezione rigorosa.

Nuclei stabili di lupo vengono segnalati prima nel parco francese del Mercantour, poi sul versante piemontese, con le prime riproduzioni accertate nel 1997. In tale periodo storico Ciucci e Boitani (1998) stimano 400-500 individui distribuiti lungo tutta la catena appenninica fino alle Alpi Marittime, con una graduale espansione verso l'arco alpino.

La popolazione alpina sembra infatti originata per un naturale processo di dispersione ed espansione della popolazione appenninica settentrionale, come evidenziato da Fabbri et al. (2007) in base alle analisi genetiche condotte dall'INFS (ora ISPRA).

A inizio 2000 le segnalazioni hanno interessato l'intero arco alpino; presenze sempre meno occasionali hanno riguardato Piemonte, Svizzera, Lombardia.

Ciò che fino a qualche anno fa si paventava, la prospettiva dell'occupazione stabile dell'intero arco alpino e la conseguente formazione di un'unica popolazione italo-balcanica, oggi potrebbe essere già diventata realtà. Un maschio marcato in Slovenia nel luglio 2011 è stato segnalato in Alto Adige nel febbraio 2012, per poi formare una coppia con una femmina, evidenziando come la cerniera ancora aperta sull'arco alpino tra la popolazione di derivazione occidentale (femmina piemontese) e quella orientale (maschio sloveno) si stia definitivamente saldando.

Dati recenti si riferiscono anche alla situazione del Parco Nazionale dei Monti Sibillini dove è stato accertato uno status del lupo "molto soddisfacente" (Ragni et al. 2003), con una stima di 10-13 individui nel 2001-02 (Forconi e Dell'Orso 2003). Il prosieguo del monitoraggio negli anni successivi ha evidenziato una lenta ma continua crescita numerica.

Nel 2003-04 è stato rilevato un minimo di 3 branchi (Forconi et al. 2005), divenuti 5 nel 2008, con una popolazione invernale stimata di circa 27 lupi (Forconi e Dell'Orso 2009).

Uno studio effettuato nel Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga nel 1999 individua 4 branchi con cucciolate, per una densità di 5,2 ind./kmq (Patalano 2003).

Uno studio è stato condotto tra il 2004 e il 2007 anche nel Parco della Gola della Rossa e di Frasassi, con l'individuazione di 2 gruppi familiari (Perna e Magrini 2008). Tale indagine ha verificato l'ipotesi che le abitudini alimentari siano basate in modo quasi esclusivo su prede selvatiche. Infatti almeno il 95% dei campioni sono attribuiti a cinghiale e capriolo, a differenza di quanto evidenziato in studi precedenti in cui la dieta era sostenuta in gran parte da bestiame domestico (Gambaro et al. 2001).

A seguire è giunta la conferma che il lupo ha raggiunto il M. Conero; un individuo, che vi staziona dal febbraio 2012, è stato fotografato e tipizzato dal punto di vista genetico.

Attualmente si stima che i lupi siano presenti nel territorio delle Marche con più di 150 individui.

QUADRO NORMATIVO DEL LUPO IN ITALIA E IN EUROPA

a) L. 157/92, art. 2 = SPECIE PARTICOLARMENTE PROTETTA

Prevede sanzioni penali per abbattimento, cattura o detenzione (L.157/92 art. 30 b). Prevista possibilità di deroga dietro autorizzazione del Ministero Ambiente e sentito ISPRA, per prevenire danni gravi agli allevamenti (deroga finora mai attuata).

b) Convenzione di Washington 1973, Appendice II = SPECIE POTENZIALMENTE MINACCIATA

Prevede regolamentazione di commercio, importazione, esportazione e detenzione.

c) Convenzione di Berna 1979, Allegato II = SPECIE RIGOROSAMENTE PROTETTA

Proibisce cattura, uccisione, detenzione, commercio.

d) Direttiva Habitat CEE 92/43, Allegato IV = SPECIE SOGGETTA A PROTEZIONE RIGOROSA

Proibisce cattura, uccisione, disturbo, detenzione, trasporto, scambio, commercio.

e) Lista Rossa Animali (IUCN) = SPECIE VULNERABILE

COME CONCILIARE LE DUE ESIGENZE? COME CONSENTIRE AL LUPO DI SOPRAVVIVERE E ALL'UOMO DI ALLEVARE BESTIAME DOMESTICO IN SPAZI AMPI?

Importante è capire come adeguare le diverse tecniche al proprio territorio di competenza.

Un mero, sintetico elenco dei principali metodi di prevenzione di danni da lupo è il seguente:

-           uso di recinzioni fisse, mobili, elettrificate

-           uso del cane pastore abruzzese da lavoro

-           uso di dissuasori faunistici

-           buone pratiche per migliorare il controllo degli animali al pascolo

Buoni risultati sono stati raggiunti recentemente dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini, con il miglioramento dei sistemi di prevenzione già in uso e la conseguente riduzione di oltre il 60% dei danni agli allevamenti zootecnici. Tali risultati dimostrano l'efficacia del recinto mobile elettrificato ma anche l'importanza nell'assistere gli allevatori per il corretto uso delle attrezzature.

 

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