I parchi sono stati creati per proteggere e per conservare la grande varietà di ambienti e di specie (animali e vegetali) presenti nell'area protetta.
La decisione di riempire il comitato diretttivo del Parco con rappresentanti degli allevatori e dei cacciatori getta una luce sinistra sul futuro del Parco dei Monti Lessini.
Avevamo paventato questa eventualità a giugno, quando si era riunita per la prima volta la Consulta del Parco.https://www.veramente.org/it/notizie/2019-verso-governance-parco-lessinia.html
Purtroppo le nostre paure stanno prendendo corpo con l'elezione di Massimo Sauro, presidente dei cacciatori di Bosco Chiesanuova, e di Marcantonio Grizzi, dell'associazoone Proprietari di malghe, come primi rappresentanti del consiglio direttivo del Parco. A questi si aggiungeranno i 3 esperti scelti da Zaia: Giuliano Menegazzi, esponente degli allevatori, Anna Maria Ferrari, geologa, e Antonio Scungio, noto vetrinario ed istruttore cinofilo, assoldato dagli allevatori lessinici.
Ma partiamo dall'inizio.
Dal 1990, anno in cui è stato istituito il Parco Naturale Regionale della Lessinia, la presenza dei mammiferi è decuplicata.
Negli anni '70 erano scomparsi dai Monti Lessini cervi, caprioli, camosci, marmotte ed altri mammiferi minori, a causa sopratutto della caccia indiscriminata di cui erano stati fatti oggetto.
Vediamo come si è evoluta la presenza dei mammiferi nel Parco della Lessinia durante i 25 anni in cui l'esistenza del Parco ha limitato "il prelievo venatorio".
I dati sono stati pubblicati il 16.11.2016 dall'Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere in collaborazione con il personale del Parco.
Pippistrelli (Chirotteri) Nel Piano Ambientale del 1992 De Franceschi aveva censito 11 specie di chirotteri.
L'indagine del 2007-2008 aveva censito 14 specie.
Cervo (Cervus elaphus) Piano Ambientale del 1992: 2-3 capi avvistati negli anni 70 ai Folignani; un cadavere di femmina a Giazza nel 1978; un maschio avvistato sul Corno nel 1992. Nel 2012 una indagine curata da De Martin, relativa a tutto il territorio della Lessinia, stima una consistenza di circa 150 capi. Nel 2016 si stima la presenza di 100-120 capi distribuiti fra la Valdadige, Vajo dell'Anguilla, Folignani, Foresta di Giazza.
Capriolo (Capreolus capreolus) Piano Ambientale del 1992: stimati 60 capi, di cui 30-40 nella foresta di Giazza. Nel 2012 una indagine curata da De Martin, relativa a tutto il territorio della Lessinia, stima una consistenza di circa 1100-1200 capi. Nel 2016 si stima la presenza di circa 400 capi, con ampia distribuzione nel Parco.
Camoscio (Rupicapra rupicapra) Piano Ambientale del 1992: alcuni soggetti isolati. Nel 2012 una indagine curata da De Martin, relativa a tutto il territorio della Lessinia, stima una consistenza di circa 500-600 capi. Nel 2016 si stima la presenza di circa 300 capi, con ampia distribuzione nel Parco.
Cinghiale (Sus scrofa) Piano Ambientale del 1992: immesso per scopi venatori e segnalato in Valdadige e Riserva di caccia "La Rocchetta". Nel 2016 si stima la presenza di circa 200 (?) capi, con ampia distribuzione nel Parco. Negli anni successivi questa popolazione è decuplicata.
Marmotta (Marmota marmota) Piano Ambientale del 1992: reintrodotta a metà degli anni '80 nel vicentino, è presente con 40-50 capi nel settore orientale. Nel 2003 vengono reintrodotti nuovi 163 capi e nel 2006 ancora 260 individui. Nel 2016 si stima la presenza di circa 200 capi, con ampia distribuzione nel Parco.
Istrice (Istrix cristatus) Piano Ambientale del 1992: assente. Nel 1986 la prima segnalazione nella foresta di Giazza. Dal 1997 viene segnalato regolarmente nell'area collinare veronese. Dal 2004 segnalato anche nel territorio del Parco.
Lupo (Canis lupus) Piano Ambientale del 1992: assente. Nel 2012 viene accertata la presenza di 2 individui + spoglia di femmina rinvenuta a Fosse, morta per avvelenamento. 2013 prima cucciolata con 2 lupetti. 2014-2015-2016 tre cucciolate con 7+7+6 piccoli.
Dal 2006 l'associazione Verona Birdwatching, in collaborazione col Parco della Lessinia, pubblica annualmente il resoconto delle osservazioni ornitologiche. Negli anni sono state raccolte segnalazioni sulla base della loro importanza per la nidificazione, lo svernamento, gli erratismi, la curiosità e l'interesse locale. Le specie di uccelli segnalate in questo territorio protetto sono oggi oltre 200, un numero decisamente importante per l'ambiente collinare e montano.
Come ha influito l'avvento del Parco sulla comunità ornitica?
È interessante ricordare che una ricerca ornitologica mirata, portata a termine all'interno del Parco prima della sua istituzione e durata dieci anni, aveva elencato un numero di specie decisamente più basso: 111; considerando anche le conoscenze precedenti a quel decennio, le specie note per la Lessinia all'inizio degli anni 90 del XX secolo erano circa 130.
Già nei primi anni di vita di quest'area protetta il numero delle specie di uccelli segnalati in Lessinia è salito di circa il 20%! In seguito, l'aumento degli appassionati e degli osservatori che si è riscontrato negli ultimi anni ha sicuramente portato a una maggior quantità di segnalazioni. Tra le più recenti conoscenze, ricordiamo tra gli uccelli svernanti l'importante numero di zigoli delle nevi, una specie che in Italia si trova così numerosa e regolare proprio nel Parco della Lessinia! Interessanti i nuovi dati di presenza o di passaggio, sempre più regolare, di re di quaglie, gufo di palude e grillaio. Solo da 6-7 anni è stata accertata con certezza la nidificazione del gufo reale, il più grande tra i nostri rapaci notturni, che fino a qualche anno fa era considerata una presenza assai sporadica. Il falco pellegrino è tornato a farsi vedere con regolarità in Lessinia proprio agli inizi degli anni 90, cioè dopo la nascita del Parco, e qualche anno dopo si sono registrate le prime nidificazioni.
Anche l'aquila reale era considerata un nidificante occasionale, mentre oggi come oggi gli eventi riproduttivi sono del tutto regolari e non è affatto difficile incontrare questo maestoso rapace in volo sopra l'altipiano lessinico. La possibilità di osservare questi uccelli, alcuni difficili da incontrare in altri posti in Italia, come il codirossone, il sordone, il biancone, il piviere tortolino, il fringuello alpino, il picchio muraiolo o lo zigolo delle nevi, ha fatto sì che tanti appassionati siano stati attirati a visitare il Parco della Lessinia e a innamorarsi della bellezza e dell'unicità del paesaggio.
La ricchezza floristica dei Monti Lessini è stata ampiamente documentata da Luciano Costantini e Maurizio Trenchi con l'ottima pubblicazione del 2018: FLORA DELLA LESSINIA E DEL CAREGA. Il volume raccoglie i nomi e 936 illustrazioni di 1.340 specie, divise per ambienti (umidi, rurali e coltivi, prati, boschi, pascoli, rocciosi). "Il mito botanico che da secoli contraddistingue il Monte Baldo ha lasciato in ombra la Lessinia", scrive nella presentazione Filippo Prosser, conservatore della Fondazione museo civico di storia naturale di Rovereto, "ma quest'opera colma un'evidente lacuna. La Lessinia è la propaggine meridionale di tutte le Prealpi, non costituisce una barriera brusca e favorisce il concentrarsi delle piogge sulla zona sommitale del Carega, circostanze che favoriscono un clima insolitamente caldo e asciutto per una catena alpina, con specie mediterranee che non si trovano neanche nell'area gardesana".
Conclusioni
I parchi sono una grande opportunità per il territorio che li ospita in Italia, in Europa e nel resto del mondo. Basta pensare all'enorme indotto turistico generato dal sempre più diffuso interesse per la natura e per tutte le sue manifestazioni.
Il Parco della Lessinia, se gestito in maniera intelligente, può diventare la molla capace di far fare al turismo di montagna quel salto di qualità di cui da anni si sente il bisogno, adeguandolo alle mutate richieste dei clienti-turisti. La stessa spinta innovativa potrebbe migliorare e rinnovare i sistemi di pascolo, di allevamento e di trattamento dei prodotti caseari.
Si tratta di decidere se vogliamo andare avanti o se preferiamo tornare indietro, come suggerisce da anni Stefano Valdegamberi (nomen omen). Il disegno di legge presentato in Regione da Valdegamberi, Corsi e Montagnoli mira a ridurre di circa il 20% l'area del parco, trasforma alcune aree parco in contigue o pre-parco, pretende di reintrodurre la caccia in zone in cui vivono specie che vanno sicuramente protette. Questi signori propongono di tornare agli anni '70, quando tutto era permesso, i liquami delle stalle colavano giù per la val Squaranto fino a Montorio e qualsiasi essere vivente veniva sterminato al suo primo apparire.