Maurizio Delibori rilancia ancora una volta la storica proposta del WWF di creare un unico parco del Baldo, che comprenda sia i comuni trentini sia quelli veronesi per valorizzare appieno un territorio "straordinariamente ricco di valori naturali, scientifici, storico-culturali e paesaggistici".
Leggiamo su L'Arena che i sindaci dell'area Baldo-Garda hanno risposto positivamente alla proposta di Delibori: "I sindaci Rossi e Castellani evidenziano la possibilità di attirare fondi e turismo creando l'area naturale".E' curioso che i sindaci scoprano queste opportunità con 3 anni di ritardo:
/it/notizie/2013-parco-trentino-monte-baldo.html
Sembra che i sindaci di Brentino Belluno, Brenzone Caprino, Costermano, Ferrara di Monte Baldo, Malcesine, Rivoli, Torri e San Zeno di Montagna siano molto interessati ai possibili finanziamenti che potrebbero venire attratti con la creazione del Parco, mentre non sembrano particolarmente informati sugli obbiettivi previsti dalla legislazione nazionale ed europea sui Parchi.
Delibori conosce bene questa legislazione ed infatti nella sua intervista dichiara: "È nato per tutelare gli ambienti naturali del Baldo, la loro flora e fauna. Ma non solo. Punta a favorire uno sviluppo economico e sociale della comunità in armonia con l'ambiente naturale".
I sindaci Rossi e Castellani saltano a piè pari la legislazione sui Parchi relativa alla protezione della fauna e della flora e prospettano un nuovo modello di parco "fatto in casa": "Il parco avrebbe una gestione locale, non imporrebbe ulteriori vincoli ambientali agli esistenti, creerebbe un indotto importante, tutelerebbe il territorio senza creare problemi né ad allevatori né a cacciatori che sarebbero coinvolti nella gestione".
Vale la pena di rileggere l'art. n. 1 della Legge Quadro 394 del 1991 sulle Aree Protette:
www.parks.it ...
Art. 1 - Finalità e ambito della legge
1. La presente legge, in attuazione degli articoli 9 e 32 della Costituzione e nel rispetto degli accordi internazionali, detta principi fondamentali per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese.
2. Ai fini della presente legge costituiscono il patrimonio naturale le formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche e biologiche, o gruppi di esse, che hanno rilevante valore naturalistico e ambientale.
3. I territori nei quali siano presenti i valori di cui al comma 2, specie se vulnerabili, sono sottoposti ad uno speciale regime di tutela e di gestione, allo scopo di perseguire, in particolare, le seguenti finalità:
a) conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di pro cessi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici;
b) applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare un'integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali;
c) promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili;
d) difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici.
4. I territori sottoposti al regime di tutela e di gestione di cui al comma 3 costituiscono le aree naturali protette. In dette aree possono essere promosse la valorizzazione e la sperimentazione di attività produttive compatibili .
5. Nella tutela e nella gestione delle aree naturali protette, lo Stato, le regioni e gli enti locali attuano forme di cooperazione e di intesa ai sensi dell'articolo 81 del decreto del Presidente della Repubblica 24 Luglio 1977, n.616 e dell'articolo 27 della legge 8 giugno 1990, n.142.
La proposta del presidente del CTG veronese va comunque nella direzione giusta e si ricollega idealmente alla storia del Monte Baldo dal 1500 ai nostri giorni, una storia che è intrinsecamente collegata alla straordinaria ricchezza di biodiversità presente su tutti i versanti di questo particolarissimo monte.
FLORA ILLUSTRATA DEL MONTE BALDO /it/notizie/2010-flora-illustrata-monte-baldo.html
IL VIAGGIO DI MONTE BALDO /it/notizie/2009-viaggio-monte-baldo.html
IL BALDO E' UN PARCO /it/notizie/2012-baldo-parco.html
NEL RICORDO DI LIL DE KOCK /it/notizie/2015-nel-ricordo-lil-kock.html
Il tentativo di istituire un Parco del Monte Baldo in territorio veronese parte da lontano. Il pretesto formale è stato fin dall'inizio quello di riconoscere uno stato di fatto esistente già dal 1971, quando il Ministero per l'Agricoltura e le Foreste costituì come riserve integrali nazionali la riserva ‘Lastoni-Selva Pezzi' e la riserva ‘Gardesana Orientale". Le stesse zone sono inserite anche nella Rete Natura 2000, in quanto fanno parte del SIC-ZPS IT 3210039. In particolare, come viene riconosciuto dagli stessi estensori della legge e come ha fatto osservare Giorgio Perazza, la riserva Lastoni-Selva Pezzi è una degli ambiti di maggior interesse botanico e faunistico di tutto il Baldo. La riserva integrale "Gardesana Orientale" si affaccia sul Lago di Garda ed è "ricca di specie endemiche, di entità segnalate come rare o rarissime nella flora italiana e di piante comprese nell'elenco delle specie protette nella Regione Veneto".
La caduta che oggi si registra sui temi della tutela (e quindi sulla funzione dei Parchi), come viene evidenziato anche dalle dichiarazioni dei sindaci, è soprattutto e prima di tutto di carattere culturale. Dimostra quanto ci sarebbe bisogno di riprendere lo studio e la conoscenza per poi arrivare alla valorizzazione dell'immenso patrimonio di biodiversità presente nel nostro territorio. Per riprendere seriamente in mano l'antico filo dello studio e della conoscenza, i sindaci dovrebbero attribuire fin dall'inizio all'Università e al Museo Civico di Storia Naturale una funzione primaria nella gestione del nuovo Parco del Baldo, come hanno fatto i sindaci trentini con il Museo Civico di Rovereto.